Hanno bussato e ucciso casa per casa: così i due killer hanno compiuto la loro strage nella provincia canadese del Saskatchewan. È quanto emerge dalle prime indagini della polizia sul massacro compiuto dai fratelli Damien e Myles Anderson nella notte tra sabato e domenica: almeno 28 persone sono state accoltellate, di queste 10 sono morte e altre 18 sono invece ferite. La dinamica dell’attacco avvenuto in tredici scene del crimine, sostengono gli esperti, fa pensare che i due conoscessero le loro vittime, anche se per la polizia qualcuno è stato invece accoltellato a caso. Nel Paese è ancora in corso la caccia all’uomo nelle tre enormi province rurali per individuare uno dei due killer: il 31enne Damien Sanderson è stato trovato morto all’interno della James Smith Cree Nation; mentre il fratello Myles, di 30 anni, che “potrebbe essere anche lui ferito“, è ancora in fuga a bordo di una Nissan Rogue nera. “Damien ha ferite visibili – ha detto Rhonda Blackmore, comandante della Royal Canadian Mounted Police nel Saskatchewan-. Al momento non si ritiene si tratti di ferite autoinflitte“. Secondo Blackmore, Myles Sanderson “ha una lunga serie di procedimenti penali per reati contro la persona e la proprietà. È armato e pericoloso“.

Quanto accaduto è una delle stragi più cruente nella storia del Canada. Il massacro di 10 persone ha scosso le comunità di nativi locali, vittime degli attacchi e principali abitanti di queste aree remote, ma anche tutto il Paese: il premier, Justin Trudeau, li ha definiti “orribili e scioccanti” e ha promesso il massimo impegno nella ricerca degli aggressori. La polizia non ha ancora reso noto alcun movente della strage ma uno dei capi nativi locali ha evocato lo spettro della droga. I responsabili sono Damien Sanderson, 31 anni, e Myles Sanderson, 30 anni, entrambi con capelli neri e occhi marroni: lo scorso maggio Myles era ricercato dalla polizia locale nell’ambito di un programma chiamato ‘Crime Stoppers’, tuttavia non sono note le ragioni per cui fosse finito nella lista nera della polizia. La caccia ai due è iniziata nel Saskatchewan ed è poi stata estesa anche in Alberta e Manitoba.

L’orrore si è consumato in poche ore nella notte tra sabato e domenica in almeno 13 posti diversi: i soccorritori hanno raccontato di scene raccapriccianti al loro arrivo. Gli attacchi sono avvenuti in particolare tra James Smith Cree Nation e Weldon, dove le comunità locali hanno dichiarato lo stato di emergenza. Si tratta di zone isolate e poco popolate, circa 3.400 anime in gran parte dedite all’agricoltura, alla caccia e alla pesca. A Weldon in particolare abitano solo 200 persone. “Questa è la distruzione che affrontiamo quando droghe illegali e dannose invadono le nostre comunità. Chiediamo a tutte le autorità di collaborare con i capi locali per creare comunità più sicure e più sane”, ha attaccato Bobby Cameron, uno dei leader della Federation of Sovereign Indigenous Nations. I nativi rappresentano meno del 5% della popolazione canadese di circa 38 milioni di persone e sono vittime dei più alti livelli di povertà e disoccupazione con un’aspettativa di vita di gran lunga inferiore rispetto ad altri canadesi. Gli abusi ai quali sono stati sottoposti per anni sono di recente finiti sotto i riflettori con la visita in Canada di papa Francesco che ha chiesto scusa per le violenze perpetrate dai preti nelle scuole cattoliche contro migliaia di bambini indigeni a partire dall’800 fino agli anni Settanta.

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