Dal primo gennaio al 28 agosto sono morte 241 persone senza fissa dimora. Di questi 64 sono italiani, gli altri arrivano da ogni parte del mondo: Pakistan; Marocco; Romania; Bulgaria; Tunisia; Polonia; Liberia; Francia; Gambia; Colombia; Olanda; Cina; Usa. Si muore al Nord come al Sud – non c’è differenza – in inverno ma anche d’estate: il confronto tra le stagioni mostra che  61 son stati i decessi a maggio/giugno contro i 57 di gennaio/febbraio. Ad agosto i morti sono stati 25.

È la strage degli invisibili. Eppure sono lì, sui marciapiedi, nei parchi, nelle case abbandonate delle nostre piccole o grandi città. Non si tratta di un fenomeno specifico delle metropolitane. A dirlo sono i dati diffusi dalla Federazione italiana degli organismi per le persone senza dimora, che ha lanciato un appello: “Siamo all’inizio della campagna elettorale, queste persone sono titolari di diritti che vengono costantemente negati:  salute, residenza, documenti, voto. Inserire nei programmi di governo una particolare attenzione a loro – ci spiega la presidente Cristina Avonto – è un dovere di tutti nei confronti di queste persone ma anche della collettività, è cosa pubblica!”. Si registrano decessi a Genova, a Trieste, a Milano così come a Foggia, Bari, Roma, Firenze ma anche a Trezzano sul naviglio; Crema; Gavardo; Legnago; Pietra Ligure o Aprilia.

Per strada il maggior numero di morti (46 persone). Seguono poi i luoghi naturali: fra boschi, campi, pinete, fiumi e mare se ne contano 39. In automobile sono in tutto 7, in carcere 6. E la gente muore anche nei sottoscala, nei parcheggi, sotto i cavalcavia, nelle in stazioni, baracche, casolari o case abbandonate. Le cause di morte parlano chiaro: 73 malore; 20 investiti da auto o treno; 19 vittime di violenza; 16 per overdose; 14 per annegamento; 14 di ipotermia e infine 12 suicidi. Sono uomini – la maggior parte – ma si registrano anche donne. L’età media è di 47 anni. Nel 2022, il più giovane che è finito nell’elenco è un siriano di 17 anni, ritrovato ad Agnadello (provincia di Cremona), asfissiato in un container.

I dati sono in peggioramento: nel 2020, i clochard morti erano stati 208, lo scorso anno 246. Nel 2022, solo ad agosto hanno già quasi superato il “record” dell’anno passato. Alessandro Pezzoni, vice presidente di Fiopsd e collaboratore di Caritas Ambrosiana: “Finalmente le istituzioni pubbliche stanno lavorando in termini di programmazione senza vedere solo l’emergenza. Negli ultimi cinque anni non sono nemmeno mancate le risorse. I piani freddo sono migliorati. Casa Jannacci a Milano resta aperta tutto l’anno. Certo, d’estate i posti non sono sufficienti”. Ma il problema vero è un altro: le carenze dei servizi psichiatrici che non sono attrezzate per incontrare chi sta per strada. Dobbiamo intervenire su quel segmento che riguarda la salute mentale”.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Cara Giorgia Meloni, le parole hanno un peso: per parlare di Dca bisogna prima sapere cosa sono

next
Articolo Successivo

Skam 5 sdogana il tabù del micro pene: i social insorgono. Ma penso sia importante parlarne

next