Dopo un fine settimana di trattative la presidenza ceca del Consiglio Ue ha fissato per il 9 settembre a Bruxelles la riunione straordinaria dei ministri dell’Energia europei per discutere delle misure necessarie a tamponare la crescita esponenziale del prezzo del gas. Sul fronte italiano invece si rallenta: Chigi fa trapelare che le prime interlocuzioni tecniche tra il sottosegretario Roberto Garofoli e i ministri all’Economia e alla Transizione Ecologica Daniele Franco e Roberto Cingolani non hanno sciolto i nodi e serve un’attenta ricognizione delle risorse a disposizione. Risultato: il provvedimento tanto invocato dai partiti sarà tutt’altro che immediato. In ambienti dell’esecutivo, per ora, si parla genericamente del mese di settembre. Del resto le misure di aiuto alle famiglie sono già state prorogate con il decreto Aiuti bis e il vero scoglio si presenterà a ottobre, quando Arera aggiornerà le tariffe per gli utenti ancora sul mercato tutelato e per le imprese inizierà il nuovo anno termico.

Quanto ai contenuti, alcune misure vengono date quasi per certe, come il prolungamento degli sconti sui carburanti che senza interventi scadrebbe il 20 del prossimo mese: del resto il taglio di Iva e accise si ‘autofinanzia’ con l’extragettito legato all’aumento dei prezzi. Per le imprese si parla di potenziare il credito di imposta già oggi garantito “a parziale compensazione dei maggiori oneri effettivamente sostenuti per l’acquisto del gas naturale” e fare finalmente i decreti attuativi necessari per riservare quote di elettricità provenienti dalle rinnovabili e di gas estratto in Italia a settori strategici. Per le famiglie più fragili si valutano ulteriori aiuti ma intanto è stata “avviata un’analisi” sull’impatto delle misure già prese. Il problema sono le coperture.

Le sollecitazioni che arrivano dai partiti – dal raddoppio dei crediti di imposta al prezzo amministrato che vorrebbe Enrico Letta – si stima possano valere circa 20 miliardi, difficilmente recuperabili solo dalle nuove entrate. Il premier Mario Draghi non intende aprire a uno scostamento di bilancio a nemmeno un mese dal voto. L’aumento del deficit, chiesto da gran parte delle forze in corsa per le elezioni, non ha tra l’altro il sostegno di Fratelli d’Italia, primo partito stando ai sondaggi. Secondo Giulio Tremonti, ex ministro dell’Economia ora candidato con FdI, “con l’inflazione e la speculazione in netta ripresa sarebbe una misura molto rischiosa”. Altri fondi avrebbero dovuto arrivare dalla cosiddetta tassa sugli extraprofitti, che però per come è stata scritta – non colpisce i profitti bensì il maggior valore aggiunto – ha offerto il fianco a ricorsi e mancati pagamenti: gli acconti versati finora (ma c’è tempo fino al 31 agosto) si sono fermati a 1 miliardo contro gli oltre 4 previsti. Nel decreto Aiuti bis il governo ha stabilito che le aziende che non pagano entro i termini non potranno più avvalersi delle disposizioni in materia di ravvedimento operoso. Anzi, superate le scadenze la sanzione sarà applicata in misura doppia.

Il binario degli interventi nazionali è destinato comunque a intersecarsi con quello comunitario. In ambienti di governo lunedì è circolato cauto ottimismo sul price cap (il cavallo di battaglia di Draghi), in particolare per la posizione di apertura da parte della Germania, e sulla proposta di slegare il prezzo dell’energia elettrica da quello del gas. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, in visita a Praga, ha detto che nell’Ue “c’è una grande disponibilità a cambiare qualcosa” perché “ciò che viene attualmente chiesto come prezzo di mercato non riflette domanda e offerta in senso proprio”. Il punto è che il prezzo del gas, a causa del meccanismo del prezzo marginale, trascina con sé anche il costo delle altre fonti di produzione e determina il prezzo dell’elettricità, essendo di fatto l’ultima fonte col costo marginale più alto che soddisfa la domanda di energia giornaliera. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti, famiglie e imprese, e di riflesso finiscono per spingere l’inflazione con un aumento generalizzato di beni e servizi. Da qui la svolta della Commissione europea: “I prezzi dell’elettricità alle stelle stanno ora esponendo le limitazioni del nostro attuale modello di mercato elettrico – ha affermato la presidente Ursula von der Leyen. È stato sviluppato per diverse circostanze, ecco perché ora stiamo lavorando a un intervento di emergenza e a una riforma strutturale del mercato elettrico”.

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