Il salasso del rincaro dell’elettricità mette in ginocchio il mondo della ristorazione e del turismo. Due casi emblematici, il primo in Veneto, il secondo in Friuli, testimoniano la gravità della situazione, soprattutto dopo l’arrivo della bolletta di luglio, con aumenti che arrivano fino a tre volte rispetto a quello che era stato pagato un anno fa, nell’estate 2021.

“È una follia, i commenti non servono: siamo disperati”. Esce allo scoperto Andrea Madonna, titolare del ristorante Cocò (con pizzeria gourmet) in via Vigonovese, a Padova. Ha ricevuto una bolletta pari a 10.957 euro, quando un anno fa pagava circa 3.500 euro. Ma tra un po’ rischia di piovere sul bagnato: “Sono già stato informato che la prossima bolletta del gas passerà da 400 a 2000 euro. L’aumento delle materie prime sta strangolando da aprile molte partite Iva, il settore della ristorazione è sicuramente il più sofferente, in quanto il più colpito dalla pandemia e mal risarcito”. Gli aumenti dell’energia vengono dopo le chiusure dovute al Covid, con le limitazioni di accessi e di orari. “E pensare che da aprile ci siamo tirati su le maniche e abbiamo dovuto affrontare il primo problema, l’abbandono di moltissimi lavoratori della ristorazione. A maggio sono arrivati gli aumenti delle materie prime, dal 10 al 30% su carne e verdure, per non parlare delle farine cresciute del 50 per cento”. La tentazione di aumentare i prezzi al tavolo? “E’ l’ultima cosa che faremo continua – ha detto Madonna ai giornali locali – Invece, taglieremo stipendi, perdendo ancora personale, e probabilmente molti di noi gestori di locali chiuderanno”.

”. Le proposte? “Servono subito aiuti e un freno alle bollette”.

Un’altra regione, il Friuli, un’altra storia. Differente solo per cifre e localizzazioni, ma la sostanza rimane identica. Mario Marini, gioielliere di Pordenone, nel 2018 ha acquistato e ristrutturato una villa veneta del ‘600 – Villa Marini Trevisan ad Aviano – per realizzarvi un albergo moderno, in un contesto dall’atmosfera antica. L’avvio è stato positivo, poi però è arrivato il Covid che ha cambiato la storia del turismo e della mobilità per due anni. Una botta per la nuova attività. “Siamo rimasti chiusi una prima volta per circa sei mesi, l’anno scorso per altri cinque mesi. Sono stati due anni complicati, ma abbiamo tenuto duro e l’albergo con la riapertura ha subito preso quota. Fino all’ultima bolletta…”. I consumi di luglio sono diventati un incubo per tanti imprenditori turistici. “Rispetto all’anno di apertura, fino a prima dell’estate c’era già stato un incremento da circa 1.200 euro a quasi il doppio. Ma eravamo riusciti a smaltirlo”.

La bolletta di luglio, invece, ha indicato che la cifra da pagare entro la fine di agosto è di 5.100 euro. “E’ un salasso, è evidente che è un costo non più sostenibile, considerando che il margine di guadagno è già basso. Per essere concorrenziali, nonostante la struttura completamente rinnovata e tecnologicamente avanzata, abbiamo tenuto le tariffe basse. L’energia serve d’estate per rinfrescare le camere e i saloni antichi, mentre d’inverno gli spazi vanno riscaldati, con un costo energetico ancora più alto”. La situazione pone un dilemma: chiudere o ridurre il periodo di apertura. È impossibile pensare di andare avanti con i costi che sono più che triplicati”.

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