Il presidente della Repubblica ceca Petr Fiala, che guida il semestre Ue, convocherà entro metà settembre una riunione urgente dei ministri dell’Energia “per discutere le misure di emergenza specifiche per affrontare la situazione energetica“. La decisione, anticipata nei giorni scorsi da Bloomberg, arriva mentre le quotazioni del gas alla borsa di Amsterdam tornano a volare dopo che in apertura erano scese sotto i 300 euro: i contratti future con scadenza novembre e dicembre hanno sfondato i 341 euro al megawattora per poi chiudere a 339. Con immediate ripercussioni sui prezzi dell’energia elettrica nei vari Paesi europei: in Francia, dove il mancato funzionamento di alcuni reattori nucleari ha inasprito la crisi, i future a un anno – contratti che prevedono la consegna nel 2023 – si sono impennati superando per la prima volta i 1000 euro al megawattora, in Germania hanno toccato un record di 840 euro (+50% in una settimana). In Italia il prezzo medio di vendita fissato per domani è sopra i 700 euro, contro i 500 di una settimana fa. Intanto in Gran Bretagna l’Autorità per l’energia Ofgem ha elevato il limite di prezzo per l’elettricità e il gas avvertendo che si rischiano “effetti devastanti”.

Ma di che cosa discuteranno i ministri Ue? Il presidente del Consiglio Mario Draghi al Meeting di Rimini aveva ricordato che “il governo ha spinto per un tetto massimo al prezzo del gas russo, alcuni Paesi continuano a opporsi ma i frequenti blocchi delle forniture hanno dimostrato i limiti di questa posizione”. Al prossimo Consiglio europeo, dopo che quello di giugno aveva deciso di rinviare la discussione, è attesa la presentazione di una proposta dalla Commissione in materia. Inoltre la Commissione dovrebbe studiare anche come slegare il costo dell’energia elettrica dal costo del gas. Oggi il prezzo di vendita è il prezzo marginale che si forma ogni giorno sul mercato elettrico e dipende dal costo di produzione delle centrali a gas, molto più alto di quello per produrre da rinnovabili.

Secondo Mark Lacey, Head of Global Resource Equities di Schroders, “l’Europa sta affrontando un periodo di 18-24 mesi di prezzi molto elevati per il gas e l’elettricità, ed è diventata il mercato premium per il gas in questo periodo, con prezzi superiori a quelli dell’Asia e degli Stati Uniti; lo rimarrà fino a quando non inizieremo a vedere nuovi volumi significativi a partire dal 2024/25“. La situazione è diventata ancora più critica quando il gasdotto Nord Stream 1 è stato chiuso per manutenzione a luglio. Ora è tornato in funzione, ma la fornitura è stata ridotta, mettendo a rischio l’obiettivo dell’Ue di riempire gli stoccaggi all’80% della capacità a novembre 2022 e al 90% nel 2023. Gli Stati membri hanno recentemente concordato una riduzione volontaria del 15% del consumo di gas, che “potrebbe diventare obbligatoria se le forniture continueranno ad essere interrotte”, ha ricordato Azad Zangana, Senior European Economist and Strategist. Venendo alle conseguenze di breve termine per le aziende, secondo Arianna Fox, European Equities Analyst, “l’industria chimica è direttamente esposta al rischio di carenza di gas. Il governo tedesco potrebbe compensare la riduzione delle forniture introducendo un razionamento all’industria, ma ci sono ancora molti interrogativi su come ciò avverrebbe. Ad esempio, tutti i settori dovranno affrontare lo stesso livello di razionamento? Potrebbe accadere che il governo cerchi di proteggere settori come la produzione di alimenti e bevande o le aziende sanitarie: di conseguenza, altre industrie come quelle chimiche dovrebbero sostenere un onere maggiore, che colpirebbe più duramente la loro produzione. Il problema è che i prodotti chimici sono utilizzati in moltissimi altri prodotti e processi. Ogni industria risentirebbe quindi della riduzione dell’offerta o dell’aumento dei prezzi”.

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