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Berlusconi riscrive la fine del governo Draghi: “Colpa di M5s e Pd” (ma fu Forza Italia a non votare la fiducia)

Prima in un'intervista a Libero e poi parlando a Politico.eu il leader di Fi rilancia la sua personale narrazione: proseguire con Draghi "non è stato possibile, per il comportamento irresponsabile dei Cinquestelle e per le manovre ambigue del Partito democratico". Il 20 luglio al Senato Forza Italia e Lega uscirono dall'Aula, non votando la fiducia e sancendo la caduta del governo
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Dopo aver fatto cadere il governo Draghi, ora Silvio Berlusconi riscrive la storia e sostiene: “Avrei preferito continuasse fino alla scadenza naturale della legislatura”. A un mese di distanza dalla fine dell’esecutivo, prima in un’intervista a Libero e poi parlando a Politico.eu il leader di Forza Italia rilancia la sua personale narrazione parallela di quanto accaduto a metà luglio tra Montecitorio e Palazzo Madama. Nessun accenno alle responsabilità del centrodestra, con la Lega che ancora prima aveva già attaccato il premier Mario Draghi su taxi e balneari. Improvvisamente dimenticata la realtà: il 20 luglio al Senato Forza Italia e Carroccio uscirono dall’Aula, non votando la fiducia a Draghi e sancendo la caduta del governo.

“Il rischio di astensionismo è molto alto. Questa è una delle ragioni – non la più importante, naturalmente – per le quali avremmo preferito che il governo Draghi potesse continuare fino alla fine naturale della legislatura, e si andasse a votare nella primavera del 2023“, sostiene Berlusconi in una intervista a Politico.Eu. Sostanzialmente lo stesso concetto ribadito 24 ore prima a Libero, addossando tutte le responsabilità al Movimento 5 stelle. Questa volta l’ex premier va oltre: proseguire con Draghi “non è stato possibile, per il comportamento irresponsabile dei Cinquestelle e per le manovre ambigue del Partito democratico“.

La colpa della caduta del governo quindi sarebbe di M5s e Pd. Eppure il Partito democratico è stato l’unico a votare la fiducia a Draghi. Il M5s è rimasto in Aula a Palazzo Madama, scegliendo la formula “presente non votante”. I senatori di Berlusconi e di Matteo Salvini invece sono usciti dall’Aula, mettendo la parola fine a ogni spiraglio di trattativa. Giuseppe Conte aveva infatti manifestato l’intenzione di dare un “appoggio esterno” al governo: un’opzione, rifiutata dallo stesso Draghi, che però era stata subito scartata dal centrodestra, seppure avrebbe garantito la continuità dell’esecutivo. Per Berlusconi però è stata colpa di M5s e Pd: “Quindi non è rimasta altra soluzione che ridare la parola al popolo sovrano, cosa che in un paese libero costituisce l’essenza della democrazia e quindi non è mai un male”, conclude.

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