Il momento chiave è uno soltanto. Jannik Sinner ha appena perso il tie-break del primo set per 5 punti a 7, sbagliando un colpo in avvicinamento a rete che lo avrebbe portato sul 6 pari. All’inizio del secondo set è sotto 0-1 e 0-40. Il suo avversario, Carlos Alcaraz, ha tre palle break per volare verso la conquista del torneo Atp di Umago. Lo spagnolo ha alzato il livello del suo gioco, è in bolla e macina vincenti con una fiducia impressionante. In quel momento, Sinner appare spacciato. Oggi sappiamo che l’azzurro non solo ha vinto partita e torneo, ma da quell’attimo in poi ha dominato l’incontro, con un parziale impressionante di 12 game a uno a suo favore. Il punteggio finale recita 6-7, 6-1, 6-1. Per Sinner, che il 16 agosto compirà 21 anni, è già il sesto titolo Atp in carriera: Adriano Panatta raggiunse questo traguardo quando di anni ne aveva 25.

La vittoria di Umago dimostra però soprattutto una cosa: Sinner, che è giustamente ancora numero 10 della classifica Atp e deve migliorare in molti aspetti del suo gioco, ha una testa che è già di un’altra categoria. Il suo talento, perché è ora di definire tale anche la tenuta mentale, è quello di non concedere mai la resa. Sinner vuole giocare ogni punto: non importa se in quel momento stia sbagliando tutto, non importa quale sia la situazione di punteggio. Non significa non avere mai momenti di black out o giornate no: Sinner li ha, ma prova a giocare comunque. Non significa vincere punti quando l’avversario è incontenibile: Sinner spesso soccombe, ma aspetta lo spiraglio e se lo trova torna a comandare.

Questo è successo domenica sera a Umago, sulla terra rossa croata. La capacità dell’altoatesino di reggere le spallate di Alcaraz ha spiazzato lo stesso spagnolo. Il numero 4 al mondo era convinto di avere in mano la partita. Dopo un primo set giocato punto a punto, aveva alzato il livello del suo gioco nel tie-break e nei due game successivi: era il momento in cui azzannare l’avversario, per poi condurre il match in porto. Un film già visto mille volte con Alcaraz, nonostante la giovane età. Sinner invece ha retto il colpo, per usare un eufemismo: ha annullato 6 (s-e-i) palle break, poi ha rubato il servizio allo spagnolo e ha confermato il vantaggio annullando altre due palle break.

Alcaraz è rimasto sconvolto, basito. È come se Sinner lo avesse all’improvviso spento, disattivato. Era convinto di aver fatto tutto giusto per vincere la partita, invece si è ritrovato di nuovo a soffrire contro colui che è considerato all’unanimità il suo antagonista per gli anni a venire. Come a Wimbledon, quando uscì sconfitto agli ottavi, Sinner gli ha dimostrato di saper stare al suo livello, di accettarlo. Quel che è successo dopo i primi 4 assurdi game del secondo set conta meno: per Alcaraz è subentrata anche la stanchezza, visti i 3 set necessari per battere un bravissimo Giulio Zeppieri in semifinale e le fatiche della settimana precedente ad Amburgo. E forse lo spagnolo è stato pervaso anche da qualche dubbio: proprio in Germania ha perso la finale contro Lorenzo Musetti, mentre con Sinner è appunto alla seconda sconfitta consecutiva. Il numero 1 d’Italia invece ha messo in campo tutti i benefici della cura Vagnozzi: un tennis più vario e più efficace. Senza quell’istante decisivo però la seconda parte di match non sarebbe nemmeno esistita. Per vincere servono i colpi, ma la testa è imprescindibile: quella di Sinner è già da campione.

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