Crisi climatica, caldo torrido ed emergenza siccità colpiscono l’Italia che, come ogni estate, va in fumo. Sono già oltre 26mila gli ettari bruciati dal 1 gennaio al 15 luglio 2022 (fonte EFFIS, European Forest Fire Information System) e quasi 33mila gli interventi effettuati, dal 15 giugno al 15 luglio, dai vigili del fuoco per incendi boschivi, nelle aree urbane e rurali. Sono oltre 4mila in più rispetto allo stesso periodo del 2021. Ancora più preoccupanti sono i dati del report ‘Italia in fumo’ realizzato da Legambiente che, anticipando i dati Ecomafia 2022 e analizzando i dati satellitari dell’EFFIS, fa il punto sul patrimonio boschivo (ma anche il verde urbano) bruciato nel 2021 e negli ultimi 14 anni, dal 2008 al 2021. Sono quasi 160mila gli ettari devastati dalle fiamme nel 2021: il 154,8% in più rispetto 2020. In aumento anche i reati tra incendi dolosi, colposi e generici, 5.385 (+27,2%) e le persone denunciate (+19,2%), anche se continuano ad essere sottodimensionate rispetto ai reati, così come i sequestri: 107, con un aumento del 35,4% rispetto al 2020. A confermare le grandi difficoltà che ancora si incontrano nell’individuazione dei responsabili dei roghi, il dato relativo agli arresti, appena 16. In 14 anni, invece, oltre 5mila incendi hanno fatto andare in fumo circa 724mila ettari, un’area grande quasi quanto l’intera regione Umbria che ha interessato il territorio di almeno 1.296 Comuni, il 16,39% dei comuni italiani.

Le regioni più colpite – Nel 2021, stando al report di Legambiente, la Sicilia resta la regione più colpita sia come numero di reati (993), che come ettari attraversati dalle fiamme (oltre 81mila, il 51,3% del totale nazionale), seguita da Calabria (674 reati e oltre 35mila ettari inceneriti), Puglia (601 reati e 3.660 ettari colpiti) e Campania (553 reati e 5.564 ettari in fiamme). Nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa si concentra oltre il 52% dei reati e il 79% circa delle superfici andate in fiamme. Usando solo il parametro delle aree attraversate dal fuoco, spiccano il terzo posto della Sardegna, con oltre 19mila ettari e la quarta posizione del Lazio (quasi 7mila ettari).

Le aggressioni ai siti Natura 2000 e alle aree protette – In 14 anni, nei 2.310 siti Natura 2000 in Italia, pur analizzando un dato ampiamente sottostimato (a causa del mancato inserimento delle superfici inferiori ai 30 ettari), sono avvenuti oltre duemila incendi che hanno mandato in fumo circa 250mila ettari. Dai dati EFFIS geolocalizzati emerge, però, che non è l’intero patrimonio naturale mappato in Italia a bruciare, ma una manciata di siti italiani della rete Natura 2000, a partire dalla in Sicilia che da sola rappresenta il 51% dei casi, mentre se considerata con le regioni Sardegna e Campania arriviamo al 73% del totale. Se si aggiungono anche Calabria, Lazio e Puglia si raggiunge il 93% del totale delle superfici percorse dal fuoco all’interno dei siti Natura 2000. Sempre nell’arco di questi 14 anni, in Italia è andata in fumo una superficie di oltre 107mila ettari, a causa di ben 950 incendi, che hanno interessato il territorio di 118 aree protette, corrispondenti a circa il 13% delle 871 aree protette istituite nel nostro Paese, distribuiti in 16 tra Regioni e Province autonome. Anche in questo caso, la Sicilia è la regione più colpita. Da sola rappresenta oltre il 40% del totale della superficie percorsa dal fuoco all’interno di 38 differenti aree protette. Se la consideriamo insieme anche alle regioni Calabria e Campania arriviamo al 78% del totale della superficie bruciata all’interno di altre 22 aree protette.

La prevenzione – Di fronte a questo quadro, Legambiente torna a ribadire “l’importanza della prevenzione e del rafforzamento delle attività investigative lanciando 10 proposte – come una gestione integrata degli incendi, il pascolo prescritto come strumento di prevenzione e piani di adattamento – per contrastare i roghi con lo scopo di rafforzare la riforma della legge 353 del 2000”. Obiettivo solo parzialmente raggiunto con la legge 155 del 2021 che, tra le altre cose, ha messo a disposizione 140 milioni di euro da spendere entro il 2023 e altri 150 a valere sui fondi del Pnrr, oltre a prevedere pene più severe per alcuni reati di incedi dolosi e poteri sostitutivi affidati alle Regioni e ai carabinieri forestali per la mancata redazione da parte dei Comuni del catasto delle aree percorse dal fuoco. Ma la norma approvata non fornisce tutte le risposte, soprattutto alla luce degli effetti già fin troppo visibili della crisi climatica. “Occorre un radicale cambiamento di approccio e risposta al fenomeno degli incendi – spiega Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – che miri a prevenire i roghi attraverso la gestione del territorio, l’utilizzo ecologicamente sostenibile delle risorse agro-silvo-pastorali, la promozione dei servizi ecosistemici che vanno remunerati, per sostenere e rivitalizzare le comunità rurali nelle aree interne e montane in una rinnovata funzione di presidio territoriale”.

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