I ritardi non sono una novità. Anche quest’anno il decreto Missioni, dopo l’approvazione in Consiglio dei ministri dello scorso 15 giugno, ha appena iniziato il suo iter nelle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato, a sei mesi di distanza dall’avvio delle missioni stesse. “Il Parlamento è costretto a ratificare senza potersi pronunciare, di fatto la legge quadro sulle missioni internazionali non viene rispettata. Un vulnus democratico”, è la denuncia di Erasmo Palazzotto, deputato dem e già presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni.
Una linea, quella scelta dal governo sulla Libia, considerata però insufficiente da chi, nel fronte di centrosinistra, da anni vota contro la risoluzione di maggioranza, chiedendo di mettere una volta per tutte fine alla missione nel Paese nordafricano. “Lo stop all’addestramento della ‘Guardia costiera’ libica non basta, il Pd sia coerente con quanto annunciato lo scorso anno e voti contro”, spiegano al Fattoquotidiano.it sia Palazzotto, che l’ex presidente dem, Matteo Orfini, già protagonisti negli scorsi anni della battaglia parlamentare e pronti a radunare un fronte trasversale (tra esponenti dem, Articolo Uno, Sinistra italiana, Misto, +Europa e non solo) per opporsi alla mediazione individuata da Chigi con i ministri di Difesa ed Esteri. Quella che punta invece, come si legge nel decreto, a “supportare le autorità libiche preposte al controllo dei confini marittimi, per renderle progressivamente autonome nella gestione tecnica e operativa dei mezzi di cui sono dotate”.
“Non si capisce perché, dopo aver riconosciuto come esista un problema con la Guardia costiera libica, protagonista di violazioni accertate sui diritti umani dei migranti, e aver così stoppato l’addestramento, si decida di continuare a fornire un supporto operativo, che sarà decisivo nelle operazioni di respingimento”, attacca Palazzotto, convinto che così “si fa finta di cambiare per non cambiare nulla”. E pure Orfini continua: “Già lo scorso anno avevo votato contro, al contrario del Pd, che però aveva detto come fosse ‘l’ultima volta’ che avrebbe votato a favore (con tanto di emendamento voluto da Enrico Letta che chiedeva all’esecutivo di trasferire la formazione dei libici all’Unione europea, ndr). Oggi sembra più un’operazione di immagine, non si cambia nella sostanza il rapporto con la Guardia costiera libica, non si può votare a favore”, rivendica. Come lui anche Nicola Fratoianni, deputato e segretario di Sinistra italiana: “La Libia non è un porto sicuro, tutta l’operazione va cancellata, non basta fermare l’addestramento”.