Preoccupazione (ma non panico) tra gli investitori per l’incertezza che avvolge il destino del governo Draghi. E nell’incertezza si vende. Titoli di Stato innanzitutto con il rendimento del Btp decennale salito al 3,24%, lo 0,11% in più di ieri. Si è ampliato fino a 213 punti la differenza di rendimento rispetto ai titoli decennali tedeschi (spread) che attualmente pagano l’1.17%, salvo poi chiudere a 206. I rendimenti dei titoli di Stato sono fissi in valore assoluti ma vengono espressi come percentuale del valore del bond. Un incremento del rendimento significa quindi che titoli vengono scambiati sul mercato a prezzi più bassi, questo accade quando le vendite superano gli acquisti e quindi deve ristabilirsi un equilibrio su valori più bassi. Un’ eventuale crisi di governo complicherebbe anche l’azione della Banca centrale europea che sta cercando di mettere a punto un sistema per arginare la cosiddetta “frammentazione” dell’eurozona. Vale a dire una differenza eccesiva nel rendimento dei titoli dei diversi paesi che adottano l’euro. La settimana prossima la Banca centrale europea dovrebbe decidere il primo aumento dei tassi di interesse dal 2011.

In borsa hanno sofferto soprattutto banche e assicurazioni che in portafoglio hanno molti titoli di Stato e sono le società più esposte al “rischio paese”. Unicredit ha perso il 6,1%, Banco Bpm il 6,2%, Intesa Sanpaolo il 5,5%, Generali è calata del 3,3%. Male anche Telecom (la società è molto indebitata e quindi risente delle possibili variazioni delle condizioni creditizie) che ha lasciato sul terreno il 6,4%. In generale l’indice di piazza Affari ha chiuso a – 3,4% dopo essere arrivato a perdere quasi il 4% nell’ambito di una giornata negativa per tutti i mercati europei debole. Londra ha perso l’1,6%, Francoforte l’1,8%, Parigi l’1,4%. Euro in calo sul dollaro dello 0,4% e intorno alla parità.

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