Da una affascinante “danza di galassie” ai dettagli della composizione di un buco nero, dallo spettro dell’atmosfera di un esopianeta fino alla nascita e alla morte delle stelle, le nuove immagini del telescopio spaziale James Webb permettono di guardare al cosmo con un livello di dettaglio senza precedenti. Dopo la prima foto, resa nota stanotte dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden, i 16 nuovi scatti sono stati presentati e commentati in una conferenza organizzata dalla Nasa, durante la quale le voci di scienziati, astronomi ed esperti si sono alternate per raccontare al mondo le incredibili capacità del telescopio spaziale James Webb.

Le prime immagini a colori rivelano quindi una spettacolare collezione di caratteristiche cosmiche finora impossibili da cogliere. Lo scatto di stanotte, mostrato dal presidente statunitense, offriva uno sguardo ad alcune delle galassie più lontane mai osservate prima, mentre nel pomeriggio il primo oggetto mostrato è stato un esopianeta, WASP-96 b, un gigante gassoso caldo a 1.150 anni luce dalla Terra, nella cui atmosfera è stata rilevata la firma dell’acqua. Il grafico mostra l’insieme di lunghezze d’onda della luce, assorbita dall’atmosfera del pianeta. Grande quanto Giove, questo corpo celeste ha una densità significativamente inferiore rispetto al gigante gassoso del nostro Sistema solare. Sebbene sia prematuro pensare di rispondere agli interrogativi sull’abitabilità dei corpi celesti così distanti, le caratteristiche che il telescopio spaziale permette di indagare possono gettare una nuova luce sulle domande sul cosmo e sui suoi segreti. “Grazie al James Webb – ha spiegato Knicole Colon – siamo in grado di rilevare e misurare la presenza di gas chiave nell’atmosfera di un pianeta in base al modello di assorbimento, le posizioni e le altezze dei picchi sul grafico. Ogni composto è infatti caratterizzato da un insieme peculiare di lunghezze d’onda che è in grado di assorbire e questo ci permette di ricostruire la composizione dell’atmosfera dei corpi celesti distanti”.

Gli esperti dell’Agenzia spaziale Usa hanno poi rivelato una nuova e dettagliatissima immagine di NGC 3132, o Nebulosa Anello, distante circa 2.500 anni luce dalla Terra, all’interno della quale è chiaramente visibile il nucleo di una stella morente. Nelle fasi finali del ciclo di vita di una stella, a volte possono verificarsi semplici espulsioni degli strati più esterni della materia invece che esplosioni e supernove. “Le zone arancioni – ha precisato Karl Gordon, astronomo della Nasa – sono costituite da idrogeno molecolare, mentre il blu dipende dal gas ionizzato a causa del calore. La nana bianca appare in basso a sinistra della luminosa stella centrale, parzialmente nascosta da un picco di diffrazione. La stessa stella appare più grande, più luminosa e più rossa nello scatto del Mid-Infrared Instrument (MIRI) del telescopio. La nana bianca è avvolta da spessi strati di polvere, che la fanno sembrare più grande. L’astro più luminoso non ha ancora perso gli strati esterni. Sebbene le due porzioni dell’immagine sembrino diverse, si tratta dello stesso oggetto cosmico, osservato a lunghezze d’onda differenti con i due strumenti NIRCam e MIRI del James Webb”.

Una delle immagini più suggestive è stata la raffigurazione del Quintetto di Stephan, un gruppo visuale di cinque galassie, che si trova in direzione della costellazione di Pegaso. Per ottenere questa particolare istantanea sono state raccolte circa mille file immagine separati, per un totale di circa 150 milioni di pixel. “La denominazione di questo complesso è un po’ ingannevole – ha commentato Giovanna Giardino, data scientist dell’Esa – quello che astronomicamente viene chiamato Hickson Compact Group 92 (HCG 92) è infatti formato da quattro galassie che interagiscono fortemente tra loro, che si trovano a 290 milioni di anni luce da noi, e una quinta galassia, chiamata NGC 7320, che dista 40 milioni di anni luce dalla Terra. in primo piano rispetto agli altri elementi, e si trova a 40 milioni di anni luce dalla Terra. Studiare queste galassie ci permette di comprendere meglio le strutture dell’Universo profondo. Il risultato grafico è assolutamente mozzafiato”. Arricchita da milioni di giovani stelle e regioni stellari nello sfondo, l’immagine sembra raffigurare una particolarissima ‘danza’ delle quattro galassie che compongono il gruppo principale. Questo curioso ed affascinante Quintetto, però, nasconde un nucleo galattico attivo, un buco nero super massiccio caratterizzato da una massa 24 milioni di volte superiore rispetto a quella del nostro Sole. Gli strumenti del James Webb hanno permesso di stimare una serie di peculiarità del buco nero, come la composizione, la velocità e la massa della singolarità.

Da ultimo, ma non per importanza, è stato mostrato uno scatto della formazione stellare NGC 3324, nella Nebulosa Carina, a circa 7.600 anni luce di distanza dalla Terra. Già precedentemente osservata da Hubble, questa porzione dell’Universo nasconde ancora molti misteri. “Grazie ai dati ottenuti dal James Webb Telescope abbiamo notato dettagli di strutture che non sappiamo ancora riconoscere – ha evidenziato Amber Straughn vice scienziato di progetto – la risoluzione di questa immagine è a dir poco mozzafiato. Possiamo vedere centinaia di stelle che prima non avevamo modo di osservare. Tra i colori accesi dei gas e delle polveri si stanno formando nuove stelle”. “Le immagini e gli spettri che abbiamo commentato oggi – ha commentato Günther Hasinger, Direttore Scientifico dell’Agenzia spaziale europea (Esa) – rivelano le capacità degli strumenti scientifici all’avanguardia di Webb e confermano che le osservazioni future rivoluzioneranno la nostra comprensione del cosmo e delle nostre origini. Questo è l’inizio di una nuova era di osservazioni del cosmo, che promette scoperte scientifiche entusiasmanti grazie alle caratteristiche del telescopio spaziale”. “Questa immagine – ha osservato Straughn – è davvero interessante, e credo che ci aiuti a riconoscere la vastità dell’Universo: pensiamo che ogni minuscolo puntino che appare in questa porzione di cosmo rappresenta una stella non molto diversa dal nostro Sole, con sistemi solari, pianeti e oggetti celesti che seguono orbite lontane. È affascinante pensare a quanto siamo connessi con l’Universo: siamo fatti della stessa materia che costituisce queste formazioni”.

“Queste prime immagini – ha aggiunto Josef Aschbacher, Direttore Generale dell’Esa – sono il frutto di una grande collaborazione internazionale che ha reso possibile questa ambiziosa missione”. “Oggi appare chiaro – ha concluso Bill Nelson, amministratore della Nasa – che Webb rappresenta il meglio della Nasa, la nostra abilità di raggiungere il cosmo all’insegna della scienza, dell’ispirazione, dell’istinto di esplorare i nostri limiti. Pensiamo alle parole di Carl Sagan, che disse ‘da qualche parte, qualcosa di incredibile attende di essere conosciuto’. Pensiamo che oggi, queste parole siano diventate realtà”.

Valentina Di Paola

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