Riaperta in secondo grado l’istruttoria dibattimentale nel processo a Mimmo Lucano, l’ex sindaco di Riace condannato dal Tribunale di Locri a 13 anni e 2 mesi di reclusione per reati legati alla gestione dei progetti di accoglienza dei migranti. In particolare, al termine del processo di primo grado, lo scorso settembre Lucano era stato giudicato colpevole di associazione a delinquere, truffa, peculato, falso e abuso d’ufficio. Dopo la relazione dei giudici a latere sulla sentenza del Tribunale di Locri e sui ricorsi delle difese di Lucano e degli altri 17 imputati, la Corte d’Appello di Reggio Calabria presieduta dal giudice Giancarlo Bianchi ha accolto la richiesta degli avvocati Andrea Daqua e Giuliano Pisapia, difensori dell’ex sindaco.

Con il parere favorevole dei sostituti procuratori generali Adriana Fimiani e Antonio Giuttari, è entrata così nel fascicolo del processo la perizia pro-veritate del consulente Antonio Milicia che, su incarico dei difensori di Lucano, ha trascritto cinque intercettazioni. Due di queste sono state registrate all’interno dell’auto di Mimmo Lucano, due presso il palazzo Pinnarò sede dell’associazione “Città Futura”, mentre l’ultima è stata colta nella sede di uno studio professionale. Il consulente di parte ha posto in evidenza alcune differenze con quanto trascritto dal perito di primo grado. Differenze che, per la difesa, sono fondamentali per dimostrare l’innocenza di Mimmo Lucano.

Una delle intercettazioni, infatti, non era stata proprio trascritta e, quindi, non è stata neanche valutata dal Tribunale di Locri. Si tratta di una conversazione avvenuta il 20 luglio 2017 quando ancora non era stato notificato l’avviso di garanzia all’ex sindaco che non poteva nemmeno immaginare il suo arresto nell’ottobre 2018. A parlare con Lucano, quel giorno c’era l’ispettore della prefettura Salvatore Del Giglio, mandato a Riace per redigere una delle tante relazioni sulla gestione dei migranti. Anni dopo Del Giglio sarà uno dei testimoni della Procura contro l’ex sindaco ma nell’estate 2017 quello stesso funzionario dello Stato avvertì Mimmo “u curdu” che il vento da Roma stava cambiando. Il tempo gli avrebbe dato ragione: le indagini sulle ong, finite in una bolla di sapone, la politica che discettava sui “taxi del mare” e poi l’arresto di Lucano.

“La mia certezza – disse del Giglio in quella riunione con Lucano – è che l’organizzazione fa acqua da tutte le parti. Non ultimo il fatto che dopo lo Sprar non c’è niente…. E allora, questo mi fa dedurre che l’obiettivo integrazione è soltanto una parola buttata là”. Stando alla trascrizione del perito Milicia che adesso sarà valutata dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria, il funzionario della prefettura fa un’analisi su come in Italia viene gestita l’accoglienza: “Spreco un sacco di soldi. Perché sono un sacco di soldi. Con la certezza che poi a un certo momento, più o meno lungo ma sempre breve… per quel soggetto fisico (il migrante, ndr) non sono serviti a niente, perché è finito il periodo”.

“Quindi siete d’accordo con la mia idea?”. Lucano non poteva credere alle sue orecchie: i dubbi che lui ha sempre avuto su come lo Stato affronta il tema dei migranti sono gli stessi di quel funzionario mandato dalla prefettura a controllare cosa succedeva nel suo Comune: “Ma certo che sono d’accordo… – è stata la risposta di Del Giglio – L’amministrazione dello Stato… ipocritamente non ha ritenuto di volerlo affrontare. Perché ancora naviga nel ni-no-na… Il caso di Riace… in Italia in un certo senso è atipico perché non ha una duplicazione da nessuna altra parte…. Io che sono pessimista per natura, quando si parla di Italia, vi dico che io vi auguro di arrivare da qualche parte. E forse, se lo farete, vi sarà possibile perché avete accanto altre forme di autorità. Ma se fate conto sullo Stato italiano, sull’apparato statale, onestamente ho le mie riserve perché si continua a guardare questo problema se non come a un fastidioso inconveniente di passaggio. Intanto non è di passaggio. E ce lo dice la realtà. Intanto non è compatibile con l’attuale ordinamento a 360 gradi”.

Dopo qualche minuto, il funzionario Del Giglio è più esplicito: “L’amministrazione dello Stato non vuole il racconto della realtà di Riace… oggi la mission dello Stato… sapete che lo Stato è composto… come qua da voi. C’è l’opposizione….”. E sempre l’ispettore della prefettura che parla: “Io ritengo, dal suo punto di vista della sua relazione… che comunque Riace, al di là delle disfunzioni eventuali o delle anomalie amministrative, quindi della burocrazia, abbia realizzato una realtà evidentemente ancora unica sul territorio nazionale, dovete difenderla. Con qualsiasi conseguenza. Che ve ne fotte, sindaco!”.

La domanda di Mimmo Lucano, però, è un’altra: “Perché deve pagare Riace?”. Ma il funzionario Del Giglio gli aveva già dato il suo consiglio: “Voi non potete fare altro che andare avanti, altrimenti fareste il loro gioco. Vi dovete aspettare, perché non è improbabile, che un domani verranno la Guardia di finanza…”. E così è stato. Sono mesi che l’avvocato Daqua sostiene che questa intercettazione “non solo contiene la chiave lecita sulla questione dei lungopermanenti ma induce a un’attenta riflessione circa le ‘anomalie’ che inficiano l’intero processo”. “Perché – aveva commentato prima di depositarla – un’importantissima prova a discarico è stata silenziata?”. Adesso sarà valutata dalla Corte nel processo di secondo grado che riprenderà il prossimo 26 ottobre quando i giudici chiuderanno l’istruttoria dibattimentale. Nello stesso giorno è prevista la requisitoria dei sostituti procuratori.

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