Cinque righe di testo in oltre 550 pagine di dossier. Basta questo e la parola “depenalizzazione” per creare un nuovo caso politico che rischia di scuotere la maggioranza. Mentre in Parlamento, infatti, è scontro sulla proposta di legge sulla cannabis – sostenuta da Partito democratico, Leu, +Europa e Movimento 5 stelle e fortemente osteggiata dai partiti di centrodestra – è proprio il governo a prendere, per la prima volta, una posizione netta sul tema.

Nella “Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia“, redatta dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri -Dipartimento per le Politiche Antidroga, l’esecutivo scrive nero su bianco le indicazioni operative emerse durante la sesta Conferenza Nazionale sulle Dipendenze, promossa dalla ministra Fabiana Dadone (che ha proprio la delega alle politiche antidroga). Siamo a pagina 516 del rapporto e al punto 4 viene indicata la necessità di “favorire la depenalizzazione, intesa come necessità di rivedere le norme che prevedono sanzioni penali e amministrative a carico di persone che usano droghe“. Il governo non si limita a questo ma precisa il percorso da seguire: “Rivedere la legge attuale passando dal modello repressivo a un modello di governo e regolazione sociale del fenomeno e sottrarre all’azione penale alcune condotte illecite, contemplate dall’Art.73, rivedendo, contestualmente l’impianto sanzionatorio ed escludendo l’obbligatorietà dell’arresto in flagranza“. Finalità, queste, che coincidono con il testo oggi sui banchi di Montecitorio.

Dopo anni di stallo, la proposta di legge per la coltivazione domestica della cannabis – che darebbe la possibilità ai cittadini di coltivare 4 piante nella propria abitazione e prevede pene ridotte per i reati di lieve entità – ha avuto il via libera della commissione Giustizia della Camera ed è adesso all’esame dell’Aula. Un tema che però, insieme a quello dello Ius scholae, da giorni ha creato il caos nella maggioranza. Argomenti che per i rappresentanti della Lega possono mettere a rischio la loro permanenza nel governo. In una recente intervista, Matteo Salvini aveva detto che ritirare il sostegno al governo Draghi è l’ultima cosa che il Carroccio vorrebbe, ma osserva con preoccupazione “le continue provocazioni di Pd e 5 Stelle“. Sulla stessa falsariga il presidente della regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga. “Mi auguro che non vengano portati in Aula temi di discussione divisivi”, aveva commentato il presidente della Conferenza delle Regioni.

Adesso però è proprio l’esecutivo guidato da Mario Draghi (fino ad ora in silenzio sulla vicenda) ad avere preso posizione. Personalmente il presidente del Consiglio non ha mai voluto esprimere la sua posizione. Giovedì 30 giugno nel corso della conferenza stampa seguita al Cdm, a una domanda su Ius scholae e cannabis aveva risposto che “il governo non prende posizione”, perché “non commenta proposte di iniziativa parlamentare. Su queste – aveva aggiunto – il governo non ha mai preso posizione ma sono certo che queste posizioni parlamentari non portano alcun rischio per il governo”. La relazione sulle tossicodipendenze, però, cambia il contesto. “È lo stesso governo italiano ad aver sottoposto al Parlamento l’esigenza di modificare la norma nella direzione indicata dal testo di legge che è attualmente in discussione alla Camera”, commenta in una nota Riccardo Magi, presidente di +Europa e primo firmatario della proposta di legge sulla coltivazione domestica di cannabis. “Il tanto agitarsi di questi giorni per una legge che metterebbe a rischio la tenuta del governo appare quindi del tutto priva di fondamento e in contrasto con le stesse indicazioni del governo in carica”, ribatte Magi.

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