L’ondata di contagi dovuta a Omicron 5 fa aumentare in Italia anche i casi di polmonite che richiedono la ventilazione assistita. “Ricominciamo a vedere cose che non vedevamo più – dice il presidente nazionale del Servizio Sanitario di Urgenza 118, Mario Balzanelli all’Ansa – mentre le precedenti versioni di Omicron risparmiavano le vie aeree inferiori, ora stiamo ricominciando a vedere polmoniti provocate dalla Omicron BA.5, che riesce a raggiungere gli alveoli polmonari”. Ma no solo: nelle strutture di pronto soccorso vengono rilevate in questo periodo “moltissime persone positive al virus SarsCoV2 del tutto asintomatiche. Sono persone che arrivano per accompagnare minori o anziani, o per fare medicazioni, e che devono fare il tampone come previsto per chiunque arrivi in un pronto soccorso”. È un fenomeno, aggiunge, che si sta osservando “da alcune settimane” e sul quale “non sono ancora disponibili dati unitari”, ma che può essere considerato l’indice di una “circolazione virale elevatissima“.

Circolazione che sta cominciando a incidere anche sui ricoveri. “Purtroppo ce lo aspettavamo non già dall’estate ma da inizio autunno ma il virus, appunto, è arrivato prima con la sua variante Omicron 5. Questo virus si trasmette con una tale estrema velocità da un soggetto ad un altro che lo rende tale da superare gli effetti neutralizzanti degli ultravioletti – afferma all’AdnKronos l’infettivologo dell’ospedale Cannizzaro di Catania, Carmelo Iacobello – Il virus passa da un individuo a tredici, ovvero, abbiamo un ‘R zerp’ a 13 che è il più alto in assoluto sin ora registrato tra tutti i virus. “Questo virus – osserva Iacobello – ha meno impatto sul polmone e sulle vie aeree più basse. C’è una dicotomia tra effetto contagiante e capacita patogenica. Il virus in questione ‘gradisce’ le prime vie aree – continua- e questo fa sì che chi si ammala non ‘prende’ più quelle ‘brutte’ polmoniti a cui abbiamo assistito negli altri ceppi. Purtroppo negli ospedali l’impatto è per così dire numerico con un tasso di ricoveri superiore rispetto a quello che è logico aspettarsi a seguito dei tamponi che dobbiamo eseguire con tanta gente che si ritrova ‘positiva’ pur essendo venuta in ospedale per altri motivi di salute”.

A far da specchio a questo trend ci sono anche le fogne: “L’andamento nazionale delle concentrazioni di Sars-CoV-2 nelle acque reflue ha mostrato un pericoloso aumento (30%) nelle settimane 24 e 25 del 2022 (periodo 13-26 giugno), rispetto alle settimane precedenti. La stessa tendenza all’aumento è stata documentata nella maggior parte delle regioni/province autonome” si legge nell’ultimo bollettino Iss sulla sorveglianza del coronavirus pandemico nelle acque di scarico. L’analisi è stata effettuata dal network nazionale di sorveglianza ambientale di Sars-CoV-2 su campioni di acque reflue raccolti in 20 regioni/pa. “Alla settimana 25 (26 giugno) – riporta l’Istituto superiore di sanità – sono stati prelevati in totale 6.475 campioni”, di cui “6.451 sono stati analizzati per Sars-CoV-2 e l’87,2% era positivo”, con punte del 100% in Umbria e nella Pa di Bolzano, di oltre il 99% nella Pa di Trento e del 98% o più in Calabria e Veneto. Sopra il 90% anche Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sicilia e Valle d’Aosta. “L’incremento delle concentrazioni virali nelle acque reflue – commenta l’Iss – è in linea con l’aumento dei casi osservato in quasi tutte le regioni, trainato dalla diffusione della sottovariante Omicron BA.5“.

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