13,8 milioni di persone in Germania sono a rischio povertà, almeno 600mila in più rispetto ad un anno fa. Lo rivela il rapporto sulla povertà dell’associazione filantropica Paritätischen Wohlfahrtsverband. Ulrich Schneider amministratore dell’associazione invoca quindi nuove misure per aiutarle. L’inflazione può solo peggiorare le cose per quanti debbono vivere con meno del 60% del reddito medio, ed anche se con differenze sul territorio (i più poveri in Baviera e Baden-Württemberg sono meno del 14%, ma a Brema arrivano al 28%) fruiscono proporzionalmente poco degli stanziamenti per calmierare i prezzi fin qui fatti dal Governo: 2 miliardi su 29.

Adesso anche i costi del gas vanno alle stelle: la Egr Energie Vertrieb ha aumentato le bollette a consumatori a Wiesbaden del 250%, ma anche la Mitgas a Francoforte si rivale sui clienti elevandole del 300%, da 5,50 cent a 21,17 cent Kwh. Sono casi limite, ma secondo il portale Verivox, che confronta le offerte di oltre 900 distributori, gli incrementi in ogni caso toccano in media il 75%. Lo Stato per alleggerire la morsa finora garantisce solo 300 euro una tantum ai contribuenti occupati ed almeno altri 270 alle famiglie che fruiscono dei versamenti sociali per l’alloggio, in misura progressiva a seconda dei componenti. Di questa addizionale per il riscaldamento godono anche gli studenti che percepiscono già assegni di studio (BAföG). I rincari però possono trasformarsi quasi in un secondo canone di locazione ed anche se un aumento di prezzo è equiparabile ad una modifica contrattuale ed i clienti possono disdire la fornitura, il passaggio ad un altro distributore può rivelarsi un boomerang.

L’associazione dei locatari (Deutsche Mieterbund) si è unita alla richiesta del capo del sindacato Verdi Frank Bsirske per un tetto al prezzo del gas ed un aumento dei versamenti sociali per la casa. Il Ministro delle Finanze Christian Linder (Fdp) esclude però nuovi interventi prima del 2023 affermando che non ci sono altri mezzi a bilancio e debbono prima sviluppare efficacia gli sgravi già disposti, tra cui l’abolizione delle accise sull’energia ed i buoni per i figli. I partner di Governo vorrebbero invece mobilizzare nuove risorse per calmierare i disagi e lunedì Olaf Scholz si incontrerà con gli industriali ed i sindacati per discutere su come affrontare l’inflazione.

Per l’Associazione federale di gestione dell’energia e dell’acqua (Bdew) i rincari di mercato colpiscono quasi tutti i consumatori perché quasi la metà usa ancora un riscaldamento a gas. Anche l’Associazione tedesca delle industrie di riscaldamento (Bdh) conferma che l’anno scorso le nuove installazioni per il 70% erano caldaie a metano così come da venticinque anni. Il Ministro per l’economia e clima Robert Habeck (Verdi) vorrebbe favorirne l’ammodernamento con milioni di pompe di calore, ma manca mano d’opera specializzata e secondo i dati dell’Istituto economico Ifo l’industria tedesca risentirà ancora fino all’anno prossimo dei ritardi nelle catene di distribuzione.

Nei primi cinque mesi dell’anno i consumi nazionali di gas sono stati di circa 460 miliardi di kilowattora; i rincari peraltro hanno già spinto i consumatori a risparmiarne almeno il 6,5% rispetto ad un anno fa. In particolare, a maggio, i consumi sono scesi di almeno un terzo. Anche il tempo mite ha contribuito, e complessivamente si sono registrate erogazioni inferiori del 14,3%, rileva la Bdew. Il capo dell’Agenzia federale delle reti Klaus Müller intervenendo mercoledì in un dibattito televisivo ha ammonito comunque che “tutti debbono risparmiare gas” e non ha taciuto la preoccupazione perché già ora, dopo le riduzioni unilaterali dei flussi da Nord Stream 1 (gasdotto che collega Russia e Germania, ndr), il metano viene immagazzinato per l’inverno più lentamente, e dopo il periodo di manutenzione programmata della pipeline l’11 luglio la Russia potrebbe diminuirlo ancora. Il Cancelliere Olaf Scholz in un’intervista alla chiusura del G7 non ha voluto per contro dare consigli alle utenze domestiche, affermando che “per ora ne abbiamo abbastanza”.

Ma non va male solo ai consumatori, anche il grosso distributore di gas Uniper ha annunciato che chiederà aiuto allo Stato tedesco per misure di stabilizzazione che assicurino la sua liquidità, perché dal 14 giugno scorso riceve solo il 40% del gas da Gazprom e deve comprare il resto sul mercato. Non è escluso l’aumento dell’attuale linea di credito fino ad una partecipazione statale diretta, ha dichiarato l’amministratore delegato Klaus-Dieter Maubach. La società che fa parte per il 78% del gruppo finlandese Fortum è il più grande cliente straniero di Gazprom ed il maggiore distributore di gas in Germania. Già alla fine dell’anno scorso, per fare fronte ai rincari, aveva ampliato la sua linea di credito acquisendo anche garanzie dalla banca pubblica tedesca KfW (cui non è ancora ricorsa) per due miliardi di euro. Per contro ha già parzialmente usato una linea di credito di otto miliardi dalla casa madre che ha dichiarato di sentirsi in dovere di salvare la sua consociata. Questo difficilmente preluderà ad aiuti pubblici dalla Finlandia che piuttosto aiuterà Fortum in cui partecipa con più del 50%.

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