A un giorno dalla scadenza il ministero dell’Economia fa sapere che sono stati raggiunti nei tempi previsti tutti i 45 traguardi e obiettivi previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per il primo semestre 2022. Ed è quindi stata inviata alla Commissione Ue la richiesta di pagamento della seconda rata dei fondi, per 24,1 miliardi complessivi di cui 11,5 di contributi a fondo perduto e 12,6 di prestiti (l’importo effettivo atteso si fermerà a 21 miliardi perché va sottratta una quota del prefinanziamento arrivato ad agosto 2021). Nei giorni scorsi però Openpolis, che dallo scorso anno chiede maggiore trasparenza sui dati e ha fatto richiesta di accesso agli atti perché siano rese pubbliche tutte le informazioni, ha ricordato che la piattaforma Regis della Ragioneria generale dello Stato per il monitoraggio del Piano non è ancora pienamente operativa. E il suo avvio a pieno regime era una delle scadenze che avrebbero dovuto essere completate entro la fine del 2021. “Si conferma un netto ritardo su questo fronte rispetto ai programmi”, sottolinea la fondazione. “Continuano ad essere carenti anche le informazioni sullo stato di avanzamento delle diverse scadenze. A oggi infatti su Italia domani sono presenti solamente i dati relativi al 2021″.

Impossibile insomma, per i cittadini, verificare rapidamente l’attuazione di tutte le misure concordate con Bruxelles – quelle del primo semestre comprendevano tra l’altro passi avanti nella riforma della pa, degli appalti e della sanità territoriale oltre che sul fronte della lotta all’evasione, dello sviluppo di banda larga e 5G, della ricerca sull’idrogeno e del rinnovamento urbano. In base a un Dpcm del settembre 2021 le amministrazioni centrali titolari di misure del Pnrr sono responsabili “del monitoraggio costante e continuativo dei dati di avanzamento fisico, procedurale e finanziario delle misure di loro responsabilità, dell’avanzamento dei relativi obiettivi intermedi e finali nonché della trasmissione e validazione dei dati finanziari e di realizzazione fisica e procedurale dei singoli progetti”. Una circolare della Ragioneria datata 21 giugno chiede che “entro il 20 luglio” inseriscano ne sistema Regis i dati sul cronoprogramma, lo stato di attuazione di milestone e target e l’avanzamento finanziario, procedurale e fisico: dagli atti con cui sono state attuate le misure ai trasferimenti in favore dei soggetti attuatori, passando per gli eventuali contenziosi e il loro potenziale impatto sul rispetto delle scadenze. I primi dati saranno insomma disponibili solo a fine luglio, rileva Openpolis, “quindi dopo l’invio a Bruxelles della relazione relativa a quanto fatto nel primo semestre nel 2022”.

L’aggiornamento delle informazioni dovrà poi essere completato ogni mese, entro il 10. Almeno due volte all’anno, entro il 31 gennaio ed entro il 31 luglio, le amministrazioni centrali o gli enti locali dovranno aggiornare i loro cronoprogrammi “per renderli coerenti con la realtà operativa”. La stessa circolare specifica che i dati saranno condivisi in formato aperto sull’apposita sezione del portale Italia domani, ma, sottolineano da Openpolis, “non è detto che tutti i dati inviati dalle singole amministrazioni saranno poi accessibili a soggetti della società civile, giornalisti e in generale ai cittadini”.

Tornando al merito, la stessa fondazione analizzando la distribuzione territoriale dei fondi ha trovato che non solo i due ministri leghisti ma anche quelli del Pd Andrea Orlando (Lavoro) e Dario Franceschini (Beni culturali) non hanno rispettato l’impegno di destinare al Sud almeno il 40% dei fondi associati agli investimenti di cui sono titolari: la percentuale si ferma al 37,6%. Arriva invece esattamente al 40% il ministero della salute guidato da Roberto Speranza di Liberi e uguali (Leu). Considerando il centrosinistra nel suo insieme, la quota di risorse destinate al mezzogiorno si attesta al 38,9%. Tuttavia per quanto riguarda Orlando “il 60,7% delle risorse considerate non risultano ancora attivate” per cui “è possibile che alla fine il ministero rispetti gli obblighi di destinazione territoriale”. Attualmente ad essere particolarmente lontane dal target sono le misure per il sistema duale: le risorse destinate al Mezzogiorno sono solo il 13%. “Paradossale”, scrive Openpolis, visto che l’intervento punta a ridurre la disoccupazione giovanile e nelle Regioni del Sud i Neet superano il 30%. Ma “la responsabilità può essere attribuita solo parzialmente al ministero” perché “è lo stesso Pnrr a prevedere esplicitamente che queste risorse debbano essere distribuite in rapporto al numero di studenti iscritti in percorsi di istruzione e formazione professionale. Un criterio che svantaggia in partenza le regioni meridionali”.

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Recovery plan, Openpolis: “I ministeri dei leghisti Giorgetti e Garavaglia non rispettano il vincolo di destinare il 40% delle risorse al Sud”

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