Negli ospedali molisani i contratti per i servizi di mensa e portineria risalgono ai tempi delle vecchie lire. Nel quadro di una sanità pubblica regionale commissariata dal 2009 emerge una pratica alquanto inconsueta: quella di assegnare, da decenni, i servizi non sanitari senza una regolare gara d’appalto, fermando il tempo a più di vent’anni fa. A denunciare questo particolare “elogio alla lentezza” è stato il capogruppo del Movimento 5 Stelle in Consiglio regionale, Andrea Greco, che ha analizzato la situazione nei tre ospedali della provincia di Isernia. E il dossier è finito sul tavolo dell’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione: “Nel resto del mondo quanto descritto è impensabile, in Molise è possibile. Ci sono servizi appaltati così tanto tempo fa che i documenti sono scritti con la vecchia macchina da scrivere Olivetti ’82”, denuncia il consigliere.

Greco ha analizzato la situazione in tre ospedali della provincia di Isernia: quello del capoluogo, quello di Venafro e quello di Agnone. Il contratto con cui le vecchie Asl di Isernia e Venafro affidavano il servizio di pulizia alla ditta Team Service risale al 3 ottobre del 1994, e non cita il prezzo né la durata. “Dalle evidenze contabili siamo risaliti al costo annuale che si aggirava sui 565mila euro per Venafro (pari a 47mila euro mensili) e 673mila euro per Isernia (53mila euro al mese)”, spiega Greco. A gennaio di quest’anno, un appalto gestito dalla Consip (la centrale acquisti della pubblica amministrazione, ndr) ha messo la parola fine all’affidamento diretto del servizio di pulizie in tutti gli ospedali molisani, compresi questi due. Restano però in piedi i vecchi contratti per gli altri servizi, come la mensa”. Ed è qui che affiorano altre stranezze. “A Isernia e Venafro – denuncia il consigliere – il servizio mensa è stato affidato al Consorzio nazionale servizi, la stessa cooperativa che si occupa delle pulizie a Campobasso, Termoli e Larino. Ancora una volta si è proceduto con l’estensione di un vecchio contratto, senza gara d’appalto a evidenza pubblica. Nonostante le richieste, non ci hanno fornito quel contratto. L’unico a nostra disposizione è datato 1999 e prevedeva un rimborso per singolo pasto di 9.000 lire. Secondo i nostri calcoli, la spesa complessiva si aggira tra 70mila e 100mila euro l’anno per Venafro e 6-700mila euro per Isernia. Chiaramente, le cifre variano a seconda del numero di degenti”.

Sotto la lente d’ingrandimento è finito anche l’ospedale di area disagiata “San Francesco Caracciolo” di Agnone, dove l’Asrem (l’azienda sanitaria regionale) ha soppresso diversi reparti tra cui Chirurgia, Ginecologia e Pediatria, Otorinolaringoiatria. Qui il servizio di pulizie è stato affidato ad una cooperativa, la Tre Stelle, nel 2009. La durata del contratto era di un solo anno, poi rinnovato di altri 12 mesi. Sono passati più di dieci anni e a gestire le pulizie è sempre la Tre Stelle: in questo caso non ci si è nemmeno scomodati a formalizzare le proroghe. Il costo del servizio però, a otto anni dalla stipula risultava raddoppiato: si è passati, infatti, dai 217mila euro del 2009 ai 412mila euro del 2017. Nonostante l’appalto Consip che ha rivoluzionato il servizio di pulizia in tutti gli ospedali molisani, solo il Caracciolo ha mantenuto – per ora – l’affidamento diretto ai privati, grazie al ricorso della cooperativa che ha ottenuto una sospensiva dal Tribunale amministrativo regionale. Situazione molto simile, se non uguale, negli altri ospedali del Molise: Campobasso, Termoli e Larino. In particolare, al San Timoteo di Termoli e al Vietri di Larino a distanza di 15 anni i costi per le pulizie sono lievitati fino ad un totale di 1.866.673 euro l’anno. Un aumento del 338%, senza atti ufficiali che giustifichino gli aumenti. Ancora una volta senza gara, nota Greco.

Il direttore generale dell’Asrem, Oreste Florenzano, conferma l’inusuale pratica ma dice di stare affrontando la questione, cercando di chiudere questa ambigua pagina per la sanità molisana. “Parlo con i fatti. Ho affidato le pulizie dell’azienda tramite Consip, risolvendo una questione vecchia di vent’anni. Sul servizio di ristorazione stiamo facendo la stessa cosa. Qui succedeva che veniva deliberata la gara e venivano inviati gli atti alla centrale unica di committenza. Dopo di che gli anni passavano, non veniva espletata la gara e chi mi ha proceduto prorogava questi appalti. Al mio arrivo nel 2020 abbiamo cercato di affrontare queste questioni, attivandoci già su servizi come manutenzioni e altri grandi appalti che da anni andavano in regime di proroga. Ci tengo a precisare che sulle manutenzioni abbiamo realizzato in cinque anni, con l’adesione a Consip, un risparmio di 15 milioni di euro per le casse dell’Asrem”.

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