“Potrebbe essere la prima volta che una forza popolare realmente rappresentativa delle persone dei quartieri, oggi umiliate, prende tutte le forze politiche, che sono radicate nel nostro parlamento ed estendono i loro malefici in ogni angolo della repubblica, e le mette in un solo, piccolo angolo: all’opposizione”. Così diceva Alessandro Rapinese dieci giorni fa ai microfoni di Radio CiaoComo, con l’auspicio di “far capire alla politica nazionale che è il momento di cambiare, altrimenti ci saranno dieci, cento, mille Como”. E ora che a più di 48 ore dalla chiusura delle urne il riconteggio delle schede è terminato in tutte le 74 sezioni del capoluogo lariano, centrodestra e centrosinistra potrebbero davvero finire tutti e due all’opposizione. Perché il responso è di 8.443 voti (il 27,32%) per Rapinese, sostenuto solo dalla lista civica a suo nome, e 102 in meno per Giordano Molteni, il candidato designato da Fratelli d’Italia che si ferma al 26,99%. E se è vero che Rapinese è a più di dieci punti dalla candidata del centrosinistra Barbara Minghetti (39,40%), è anche vero che buona parte di chi ha scelto centrodestra al primo turno, ora voterà per lui.

Sconosciuto nel resto del Paese, Rapinese (46 anni) è conosciutissimo a Como, dove ha un’agenzia immobiliare ed è in politica da quasi un trentennio. Prima in una circoscrizione cittadina, dove entra nel 1994 appena maggiorenne, poi in consiglio comunale, dove esordisce nel 2008 in sostituzione di un consigliere dimissionario. Nel 2012 si candida per la prima volta a sindaco e prende il 9,83% dei voti, più che raddoppiati nel 2017 quando incassa il 22,53%, a soli quattro punti percentuali dal ballottaggio. Risultato oggi centrato col 27,32%.

Per la conferma del secondo posto ci sono voluti più di due giorni di conteggi e riconteggi in tre sezioni. Lui è rimasto in attesa col cellulare spento per scaramanzia tanto che fino a ora è stato impossibile raggiungerlo. Scrive La Provincia di Como che nella notte tra lunedì e martedì una signora se l’è trovato accovacciato sotto il davanzale di casa mentre origliava gli aggiornamenti sullo spoglio dalla tv accesa, visto che il cellulare spento non era collegato a Internet: “Non l’ho riconosciuto subito – ha raccontato la donna -. Poi, una volta che ho focalizzato il volto, l’ho fatto salire in casa. Non poteva certo restare lì. Così, ho svegliato mio marito e abbiamo guardato i risultati insieme”.

Ha una dialettica efficace, Rapinese. In consiglio comunale ha sempre fatto opposizione, quella vera. “Ho visto i partiti fare a pezzi la mia città”, andava dicendo in campagna elettorale. In quelli che definisce “trent’anni di malgoverno” ha sempre contestato di tutto di più. Dal pasticcio sulle paratie del lungolago combinato dall’amministrazione del dem Mario Lucini, al super appalto per “la Città dei balocchi”, affidato dall’ultima amministrazione di centrodestra con un bando unico pubblicato poco prima dell’inizio degli eventi da organizzare (e guarda caso vinto da chi lo gestisce da anni), benché piuttosto complicato visto che riguarda sia le casette di legno del mercatino natalizio, sia la pista di pattinaggio, sia le luci proiettate sui monumenti.

Qualcuno lo definisce “una sorta di protogrillino”, per le posizioni intransigenti tenute tra i banchi dell’opposizione, da cui ha chiesto spesso trasparenza. Qualcun altro dice che è “così rigoroso sulla sicurezza da essere di destra”. Al ballottaggio in molti si aspettano che raccoglierà buona parte dei voti del terzo arrivato, nonostante il centrodestra abbia annunciato un ricorso al Tar per ricontare di nuovo tutto. E nonostante la debacle di Lega (6,65%, più di tre punti in meno che nel 2017), Forza Italia (8,54% insieme a Noi con l’Italia e Democrazia e sussidiarietà) e Fratelli d’Italia (12,63%) passi proprio per il successo di Rapinese. Oltre che per i cinque anni di “totale immobilismo”, come lamentano diversi cittadini, del sindaco uscente Mario Landriscina, non ricandidato dal centrodestra che gli ha preferito Molteni, ex sindaco di Lipomo, nemmeno 6mila anime alle porte di Como. Quando tornerà a rispondere al telefono, per Rapinese ci sarà una domanda: i partiti di centrodestra sono sempre “malefici” o sono degni di un atteggiamento più accomodante, magari di un apparentamento? Scegliendo la due, realizzerebbe quasi di certo il sogno di quand’era ragazzino: “Arriverò al governo e cambierò le cose”.

@gigi_gno

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