Se il centro di Kharkiv è relativamente più tranquillo rispetto a qualche settimana fa, i villaggi a nord della metropoli rimangono costantemente sotto il tiro delle forze di Mosca. L’area di Lozova, ad una ventina di chilometri dal confine russo, anche oggi è stata bersagliata dall’artiglieria, che ha sparato per buona parte della giornata. È qui che si concentrano gli sforzi dei volontari, che hanno raggiunto in mattinata il paesino di Cherkaska per consegnare cibo, acqua e medicine in una zona in cui buona parte dei negozi sono distrutti e quelli rimasti intatti hanno chiuso le saracinesche già da mesi. Impossibile o quasi fare la spesa, tanto più per gli anziani, spesso in precarie condizioni di salute, che hanno deciso di non andarsene e rimanere nelle proprie case. Non è facile alla loro età abbandonare tutto e cercare rifugio ad ovest ma senza l’opera quotidiana delle associazioni umanitarie di Kharkiv non avrebbero di che mangiare.

Nel territorio di Lozova si entra solo dopo aver varcato il check point dei militari ucraini: passano solo i volontari e chi dimostra di abitare in quest’area ma nessun altro si avventura da queste parti. Ci accoglie una villetta interamente bruciata, con le carcasse di due automobili. Sono rimasti due gatti a fare le fusa. Nel villaggio vive ancora qualche centinaio di persone. Le distruzioni di questi mesi, sia qui che nella periferia nord di Saltovka, hanno lasciato diversi appartamenti al buio e senza elettricità. Non è più vivere ma sopravvivere. Ringraziano per il supporto; una donna scoppia in lacrime; un’altra mostra il cratere di un missile “piovuto” proprio nel suo giardino. Chiedono quando finirà questa tragedia ma nessuno, purtroppo, sa rispondere.

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