Il nuovo pacchetto di sanzioni europee contro Mosca contempla anche il blocco delle importazioni via nave di petrolio russo. Un divieto immediato del 75% dell’ import e del 90% entro fine anno. L’Unione europea importa ogni giorno tra i 3 e i 3,7 milioni di barili di petrolio russo, circa il 30-40% della produzione di Mosca attestata intorno ai 10 milioni di barili al giorno. Con l’embargo verrebbero meno rapidamente 1,7 milioni di barili. Ai valori di mercato attuali (124 dollari al barile) il taglio deciso dall’Europa vale circa 200 milioni di euro al giorno con un danno finale che potrebbe superare gli 8 miliardi di euro al mese. Naturalmente la Russia può vendere questi carichi altrove. A differenza del gas che è più legato alle condotte, il greggio si sposta principalmente via nave. Cina, India ed altri paesi hanno già mostrato grande interesse per quantità aggiuntive di barili di Mosca, specie se offerti a sconto anche di 20-30 dollari al barile come avviene oggi. Del resto le quotazioni sono così alte (il 70% in più di un anno fa) che i guadagni per chi vende sono in ogni caso assicurati.

Tuttavia, analisti di Rystad Energy citati da Reuters, affermano che Mosca sarebbe in grado di reindirizzare al massimo 1 milione di barili precedentemente destinati all’Ue. L’economia cinese fatica e le raffinerie indiane lavorano già al massimo delle loro capacità. Ciò significa una perdita di entrate di almeno 3 miliardi di euro al mese nella fase iniziale dell’embargo e poi fino a 4,5 miliardi una volta entrato in vigore il divieto totale. Inutili farsi illusioni, l’embargo sarà doloroso anche per l’Europa che dovrà a sua volta compensare il venire meno dei carichi russi comprando da altri fornitori e verosimilmente a prezzi più alti. Sempre secondo Rystad i costi aggiuntivi per i paesi Ue potrebbero raggiungere i 2 miliardi di euro al mese. “Abbiamo già sanzioni forti sul petrolio russo, e i paesi che considerano di comprare il petrolio russo, in particolare, vista la decisione presa dagli europei, stanno violando le sanzioni. Se lo fanno saranno ritenuti responsabili“. Lo ha detto l’ambasciatrice americana all’Onu Linda Thomas Greenfield rispondendo ad una domanda sui nuovi acquirenti asiatici del petrolio di Mosca. “Speriamo che si uniscano a tutti noi nell’assicurare che la Russia non li usi per violare le sanzioni imposte per convincere Mosca a porre fine alla guerra in Ucraina”, ha aggiunto.

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La Russia è il terzo produttore di petrolio al mondo dopo Stati Uniti ed Arabia Saudita. Dispone di riserve per 107 miliardi di barili, le seste più grandi al mondo dopo Venezuela, Arabia Saudita, Iran, Canada e Iraq. A parte il Canada questi paesi sono tutti membri dell’Opec, l’organizzazione dei grandi produttori, che sinora non ha accolto le richieste occidentali di aumentare la produzione per calmierare il costo dei barili.

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