Lo Sri Lanka, paese che ha dichiarato default lo scorso 18 maggio ed è alle prese con una gravissima crisi economica e sociale, sta ricevendo petrolio russo che utilizzerà per produrre carburante di cui segnalano gravi carenze. Il greggio Siberian Light sarà elaborato presso la raffineria di Ceylon Petroleum Corp. a Sapugaskanda, ha affermato il presidente Sumith Wijesinghe. Domani l’impianto riceverà il greggio della petroliera Nissos Delos salpata dal porto di Novorossijsk nel Mar Nero il 29 marzo, consentendo il suo riavvio per la prima volta in oltre due mesi. Non è ancora chiaro come lo Sri Lanka pagherà la spedizione. La petroliera attendeva una destinazione ormeggiata al largo dello Sri Lanka da circa un mese.

Secondo i dati della società Kpler riportati da Bloomberg la quantità di petrolio russo caricato sulle navi e in attesa di trovare una destinazione sono su livelli record: circa 75 milioni di barili contro i 27 milioni dei giorni precedenti all’invasione dell’Ucraina. Stati Uniti, Gran Bretagna e Canada hanno imposto un embargo sul greggio russo (ma i tre paesi ne usano pochissimo) mentre l’Unione europea non riesce a trovare un’intesa su questo punto. Ma nell’incertezza alcuni operatori preferiscono evitare di “maneggiare” barili russi e Mosca sta quindi reindirizzando altrove il suo greggio, vendendolo a prezzi sensibilmente inferiori a quelli di mercato. Molti paesi, soprattutto in Asia, sono ingolositi. Quantità mai viste di carichi russi si dirigono verso India e Cina (già primo acquirente singolo di petrolio di Mosca). Lo scorso aprile, per la prima volta, l’Asia ha superato l’Europa come maggiore acquirente di petrolio russo

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