“Sto bene, il 21 giugno ci sarà la prossima udienza. Il procedimento è iniziato a settembre, mi sono trovato in tribunale per aver scritto un articolo sulla situazione della minoranza cristiana copta” in Egitto, “perché ho parlato della minoranza religiosa. Adesso rischio molto: la mia è una questione di libertà di parola“. Lo ha detto Patrick Zaki, lo studente egiziano dell’Università di Bologna rilasciato a dicembre dopo 22 mesi di detenzione in Egitto e ancora in attesa di processo. È intervenuto al Wired Next Fest a Firenze parlando sullo ‘Stato di diritto’. “Sono davvero sorpreso di quello che è accaduto negli ultimi anni – ha anche aggiunto Zaki sempre riferendosi alla sua detenzione – di tutto il supporto che ho avuto, sono grato di far parte della grande famiglia italiana. Sono stato fortunato per aver studiato a Bologna perché ho sentito il supporto fin dal primo momento, o l’ho sentito tramite i social. Bisogna fare molto di più perché c’è tanta sensibilizzazione ancora da fare. Ci sono ancora tante persone che sono detenute e dobbiamo parlare anche di loro”. Rivolgendosi ai tanti giovani presenti nel Salone dei Cinquecento, Zaki ha aggiunto: “Siete stati al mio fianco, ho sentito la vicinanza della grande famiglia italiana. Sono veramente fortunato per aver studiato a Bologna, e ho sentito da subito il supporto dell’Italia, un supporto arrivato grazie ai social media. Dovete far sentire le vostre voci, bisogna fare ancora di più. Ci sono ancora tante persone detenute, e dobbiamo parlare anche di loro”.

Ha poi commentato il ruolo dei social network: “Svolgono un ruolo importante nella guerra in Ucraina. Dal primo momento abbiamo saputo tutto, sappiamo tanti dettagli dal primo giorno, sappiamo cosa sta accadendo. In alcuni casi è stato fondamentale accedere alle notizie tramite i social media. Ci sono tante violazioni dei diritti dell’uomo, in particolare la situazione dei cittadini arabi” presenti in Ucraina “e i rifugiati che lasciavano le città dell’Ucraina, è stata segnalata grazie ai social media, è una questione che mi tocca da vicino”.

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