Mi riempie di gioia la notizia che Papa Francesco ha nominato il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna, presidente della Conferenza Episcopale Italiana. In questo momento così drammatico della nostra storia, dopo una pandemia devastante adesso una guerra che rischia di deflagrare in conflitto nucleare, in cui l’ordito della nostra società risulta pesantemente sfibrato da diseguaglianze sempre più estreme e solitudini sempre più incolmabili, avere una figura come quella di “don Matteo” alla guida dei vescovi italiani è rassicurante.

Zuppi riesce a tenere insieme tutto quello che può unire e ad allontanare ciò che divide, riesce ad andare nel nucleo profondo del disagio per rivelare le vere cause dei disastri che ci travolgono ma soprattutto a restituire la speranza agli ultimi, ai dimenticati, a chi non si sente pienamente conforme alle regole dalla società.

Lo ha fatto anche con me: quando chiese di incontrarmi per un caffè io, atea, gender fluid, omosessuale, diversa, ne ero un po’ intimorita, timore dissoltosi non appena, con aria gentile, mi rivolse un “come stai?” che sentivo arrivare direttamente dal suo cuore. Ricordo che un senso di pace mi avvolse per tutto il tempo e da allora grazie alla sua preziosa amicizia, non mi abbandona più.

Grazie Cardinale per avermi insegnato che la pace è prima di ogni cosa dentro di sé.

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