Ursula von der Leyen detta la linea dell’Unione europea, mette da parte la strategia promossa da Macron, Scholz e Draghi e sposta di nuovo il baricentro europeo in direzione di Washington. Le ultime parole della presidente della Commissione europea, intervenuta al Forum di Davos, frenano le aspirazioni riguardanti una maggiore autonomia dell’Ue dagli Stati Uniti e dalla Nato, garantiscono che il Patto Atlantico sarà l’unica vera alleanza militare alla quale fare riferimento, nonostante il dibattito sulla difesa comune in Ue, e precisano che l’obiettivo finale del conflitto in Ucraina è la vittoria di Kiev, la sconfitta strategica di Putin e un ritorno al dialogo con Mosca “solo se torna ad essere una democrazia”. Posizioni che possono essere sovrapposte a quelle del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden.

Von der Leyen mette da parte la pace: “L’Ucraina deve vincere la guerra”
“L’Ucraina deve vincere la guerra. E l’aggressione di Putin deve essere un fallimento strategico. Faremo tutto il possibile per fare in modo che gli ucraini prevalgano e riprendano il futuro nelle loro mani”, ha esordito la capa di Palazzo Berlaymont nel suo intervento al Forum economico mondiale. Una versione che sembra contrastare con quella presentata da Macron, che ha sempre puntato all’obiettivo di riallacciare il dialogo con la vicina Mosca, e anche da Mario Draghi, arrivato a Washington poche settimane fa portando a Biden la “richiesta di pace degli europei” per un cessate il fuoco rapido. Von der Leyen ha inoltre spiegato che l’invasione russa dell’Ucraina ha “messo in discussione l’ordine internazionale”.

Freno all’autonomia Ue: “La difesa comune non sarà mai un’alleanza militare”
In questo modo, però, viene meno anche la svolta autonomista lanciata dal presidente francese, Emmanuel Macron, e appoggiata da altri importanti cancellerie europee, Germania e Italia in primis. Uno stop che sembra coinvolgere anche il lungo dibattito sulla difesa comune europea: “La Nato è la più forte alleanza militare del mondo e lo sarà sempre. E l’Ue non sarà mai un’alleanza militare. Ma noi europei dobbiamo essere in grado di occuparci della nostra difesa”. Parole chiare benedette anche dai leader del Patto Atlantico a trazione Usa, con il segretario generale Jens Stoltenberg che, anche lui presente a Davos, ha puntualizzato: “Salutiamo con favore l’aumento della spesa per la difesa dei Paesi dell’Unione europea e la strategia Ue sulla sicurezza comune, che va nella giusta direzione, ovvero superare la frammentazione dell’industria bellica europea. Ma dobbiamo essere sicuri che gli sforzi dell’Ue non vadano in competizione con la Nato o creino doppioni. Credo nella cooperazione tra Ue e Nato, dal 2014 l’abbiamo portata a livelli senza precedenti. Usa ed Europa devono essere uniti, la nostra sicurezza è interconnessa”.

Il piano per una Difesa comune, quindi, passa dall’essere una nuova alleanza militare tutta europea a un meno ambizioso accordo per un coordinamento su strutture, mezzi e acquisti comuni che eviterà certamente sprechi e spese militari eterogenee, senza però mai portare a una vera e propria autonomia del Vecchio Continente in materia di difesa.

“Spazio per una Russia democratica”: messaggio a Putin o piano di regime change?
Nel suo intervento, rispondendo a una domanda del direttore del Forum economico di Davos, Klaus Schwab, von der Leyen ha fornito una risposta sui rapporti Ue-Russia che, a primo impatto, può apparire come un invito a Putin a tornare sui suoi passi e puntare a una svolta democratica interna. Ma il fatto che questo messaggio sia stato lanciato proprio mentre l’offensiva di Mosca in Ucraina sembra essere a un punto di svolta fa sembrare le sue parole un modo per lasciar trapelare la speranza di Bruxelles in un vero cambio di regime. Posizioni che rischiano di aumentare le tensioni tra la Russia e il blocco Nato-Ue, visto che parole simili pronunciate nei mesi scorsi anche dal presidente Biden hanno costretto la Casa Bianca a una rettifica, specificando che il capo dello Stato “non intendeva riferirsi a un regime change“.

“Se la Russia torna alla democrazia, allo stato di diritto, al rispetto dell’ordine internazionale, ci sarà sempre posto per la Russia. È un nostro vicino, con la Russia condividiamo la storia. La nostra opposizione alla brutale invasione è l’opposizione alla leadership di Mosca. I russi devono decidere il loro futuro”. Un invito nemmeno troppo velato al popolo russo a ribellarsi al suo presidente e che non passerà inosservato nelle stanze del Cremlino. Von der Leyen ha anche aggiunto che un posto per la Russia in Europa “è sicuramente un sogno lontano e una speranza”, ma “condividiamo una lunga storia, condividiamo la cultura, e la Russia resterà lì”.

Anche sul gas c’è un filo diretto Washington-Bruxelles
La vicinanza ritrovata (in realtà mai messa in discussione) tra Washington e Bruxelles è testimoniata anche dalle parole della presidente della Commissione riguardo alla strategia per liberarsi dalla dipendenza dal gas russo. “Mentre parliamo, l’Europa sta concludendo nuovi accordi con fornitori affidabili in tutto il mondo. A marzo abbiamo concordato con il presidente Biden di aumentare in modo significativo le consegne di Gnl dagli Stati Uniti all’Europa. Più Gnl e un gasdotto ci saranno anche dal Medio Oriente e dal Nord Africa. Nuovi terminali Gnl in Grecia, Cipro e Polonia diventeranno presto operativi, così come nuovi interconnettori“. Una diversificazione delle forniture che rischia di instaurare nuove dipendenze con altrettante realtà instabili. Un rischio che, però, Bruxelles deve prendersi per staccarsi da Mosca, con un altro obiettivo a medio termine: “Il collegamento dei gasdotti costituiranno il fulcro dei nostri futuri corridoi dell’idrogeno. L’idrogeno è la nuova frontiera della rete energetica europea”.

Twitter: @GianniRosini

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