Ancora una chiusura in forte in calo per il gas, che ha terminato le contrattazioni ad Amsterdam, mercato di riferimento per l’Europa, in flessione del 5,2% a 83,2 euro al megawattora, su valori inferiori a quelli del 23 febbraio 2022, giorno antecedente lo scoppio della guerrain Ucraina. I prezzi hanno toccato i minimi da tre mesi mentre la corsa dei Paesi europei a riempire gli stoccaggi sta portando le riserve sui livelli prossimi alla media stagionale L’Italia ha ad esempio portato il livello di riempimento dei suoi depositi al 46%, con una crescita di circa mezzo punto percentuale al giorno. Per affrontare in sicurezza l’inverno e i picchi della domanda serve raggiungere il 90% entro l’autunno. Questo mentre continuano a mantenersi su valori ridotti i flussi in arrivo al Tarvisio dalla Russia (a 0,4 milioni di metri cuba l’ora, circa un quinto del normale).

Non per volontà di Mosca ma per alcune interruzioni sui gasdotti che transitano attraverso l’Ucraina. Il colosso statale russo Gazprom ha comunicato oggi che i flussi di gas attraverso l’Ucraina passano attraverso Sudzha dopo lo stop al transito attraverso Sokhranvka. Il colosso dell’energia russo ha inoltre comunicato che il transito di gas attraverso l’Ucraina si attesta a 43 milioni di metri cubi al giorno. L’altro grande consumatore europeo di gas russo, ossia la Germania, ha portato il livello di stoccaggio al 44% della capacità. La Spagna è al 65%, la Polonia al 90%. La media dei paesi Ue è, ad oggi, del 42,6%. In lieve rialzo viceversa i prezzi del petrolio. Il brent, greggio di riferimento per il mercato europeo, si scambia a 113 dollari al barile. Diciassette dollari in meno rispetto al picco toccato lo scorso 8 marzo ma circa il doppio rispetto ad un anno fa.

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