Grazie a una rete di attivisti russi – contrari alla guerra – circa 20mila ucraini hanno raggiunto l’Estonia dalla Russia dall’inizio del conflitto. Lo riporta il Financial Times, che fa riferimento ai dati forniti dalla polizia di frontiera locale. Il reportage realizzato dal quotidiano economico britannico racconta la coraggiosa solidarietà di centinaia di volontari per aiutare le vittime della guerra. Tramite il passaparola e le chat della piattaforma Telegram, questo gruppo di russi si è mobilitato per aiutare migliaia di profughideportati nel Paese governato da Vladimir Putin – a scappare nei Paesi vicini. Lo hanno fatto pur essendo consapevoli del giro di vite del Cremlino nei confronti delle Ong e delle associazioni per i diritti umani, definite dal regime “agenti dell’Occidente“.

Le conseguenze della guerra – Molti dei rifugiati che i volontari stanno aiutando – si legge sul Financial Timesnon volevano finire in Russia. Mosca ha sempre spiegato di evacuare i civili, mentre Kiev parla di deportazioni forzate. Arrivati nel Paese che li ha invasi, gli ucraini vengono distribuiti in vari campi per sfollati – dormitori o sanatori – che possono essere anche a Vladivostok, in Estremo Oriente. Lontani dalle proprie città, ormai distrutte, i profughi sono costretti a fare i conti con i problemi economici e burocratici. Cercano quindi di lasciare la Russia e in quel preciso momento viene loro in soccorso la rete di volontari: offrono informazioni e consigli, pagano i biglietti del treno (sono stati raccolti fino a 5mila-6mila rubli per un viaggio). Inoltre, ospitano le famiglie che, per raggiungere i Paesi baltici, passano per Mosca e San Pietroburgo.

Scelte difficili – Ai profughi – dicono gli attivisti citati dal Financial Times – viene offerta la possibilità di scegliere dove essere portati. Eppure molti di loro – privi di informazioni utili – non sanno di preciso dove andare. Nella maggior parte dei casi, l’Estonia è la destinazione più richiesta dai sopravvissuti al conflitto, in quanto permette l’accesso anche a chi è privo di documenti. Il movimento volontaristico russo riesce a soddisfare molte delle richieste avanzate dagli ucraini anche grazie a un lavoro di coordinamento con le autorità locali, che hanno permesso alle associazioni indipendenti e ai pacifisti della società civile di entrare nei campi per avere un’idea della situazione. D’altra parte – ricorda l’articolo – molti altri attivisti sono stati arrestati per aver protestato contro il conflitto – definito dalle autorità “operazione militare speciale” – e rischiano fino a 15 anni di carcere.

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