Concentrazione di gas serra, aumento del livello del mare, riscaldamento e acidificazione degli oceani – i quattro indicatori chiave del clima – hanno raggiunto nuovi livelli da record lo scorso anno: lo segnala il report “Stato del clima globale nel 2021” dell’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo) diffuso questa mattina, che conferma come i 7 anni trascorsi siano “i più caldi mai registrati“. Lo scorso anno, si legge, è stato solo uno dei 7 più caldi – e non il più caldo – a causa del fenomeno “La Nina” di inizio anno, che ha avuto un effetto di temporaneo raffreddamento, senza però invertire il trend dell’aumento delle temperature: la media nel 2021 è stata di circa 1,11 gradi Celsius sopra i livelli pre-industriali.

La concentrazione di gas serra nell’aprile del 2021 ha raggiunto 419,05 parti per milione (ppm), contro 416,45 ppm nell’aprile del 2020: nello stesso mese di quest’anno, la concentrazione di gas ha toccato 420,23 ppm. Il livello medio globale dei mari è invece cresciuto di una media di 4,5 mm all’anno nel periodo 2013-2021, raggiungendo un nuovo record nel 2021: è più del doppio del tasso di crescita fra il 1993 e il 2002, quando era 2,9 mm all’anno. Lo scorso anno anche il riscaldamento degli oceani ha fatto registrare un nuovo picco e ci si aspetta che proseguirà la tendenza in futuro: i dati raccolti dalla Wmo mostrano che il tasso di riscaldamento ha avuto un incremento particolarmente importante negli ultimi vent’anni. Gli oceani assorbono il 23% delle emissioni di CO2 causate dall’uomo nell’atmosfera: l’anidride carbonica, reagendo con l’acqua del mare, la rende più acida abbassando il suo ph. La reazione minaccia la sopravvivenza di organismi ed ecosistemi e di conseguenza la sicurezza alimentare, il turismo e la protezione delle coste: il rapporto della Wmo, citando i dati del comitato scientifico dell’Onu sul clima (Ipcc), registra che il ph della superficie oceanica è il più basso da 26.000 anni, e il tasso attuale di acidificazione non ha precedenti da quell’epoca.

Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres ha commentato i dati del report definendoli “una triste litania”, sintomo dell’incapacità degli uomini di affrontare il cambiamento climatico: “Il sistema energetico globale non funziona e ci avvicina sempre più alla catastrofe climatica. Il tempo sta scadendo”. Le Nazioni Unite hanno lanciato un piano con cinque punti al fine di dare inizio a “un uso più ampio delle energie rinnovabili“, attraverso investimenti pubblici e privati che, per Guterres, devono triplicare e raggiungere almeno a 4 trilioni di dollari all’anno: “Dobbiamo porre fine all’inquinamento da combustibili fossili e accelerare la transizione verso l’energia rinnovabile prima di bruciare la nostra unica casa”.

Nel piano, il segretario generale Onu chiede di promuovere il trasferimento della tecnologia, di revocare la proprietà intellettuale nelle tecnologie rinnovabili – ad esempio nello stoccaggio delle batterie – di ampliare l’accesso alle catene di approvvigionamento e alle materie prime destinate alle tecnologie rinnovabili, ad oggi concentrate in pochi paesi. Il piano Onu chiede inoltre porre fine ai sussidi governativi per i combustibili fossili, che ora ammontano a mezzo trilione di dollari all’anno: “Mentre le persone soffrono per i prezzi elevati alla pompa, l’industria del petrolio e del gas sta guadagnando miliardi da un mercato distorto. Questo scandalo deve finire. Se lavoriamo insieme, la trasformazione verso l’energia rinnovabile può essere il progetto di pace del 21esimo secolo“.

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