Il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza (Fi) non solo difende gli alpini, ma sostiene che commenti inopportuni e insistenti “non sono violenza”. Il forzista, ospite della tv locale TeleQuattro, ha giustificato quanto avvenuto all’adunata di Rimini e sminuito le oltre 500 segnalazioni raccolte dalle femministe di Non una di meno. “Ma stiamo scherzando? Una ha detto: ‘Mi hanno detto che ho un bel paio di gambe e mi sono sentita violentata’. Quando vediamo passare una bella ragazza, cosa pensiamo? Siamo maschi. Ma stiamo scherzando? Se le avessero detto ‘hai un bel c…’, cosa avrebbe fatto allora? Viva gli alpini! Viva gli alpini! Vorrei dire a questa persona: Signora guardi che la violenza è un’altra cosa”. Frasi che non sono di certo una sorpresa per il centrodestra. Pochi giorni prima era stata l’assessora del Veneto Elena Donazzan (Fdi) a dire che “se mi fischiano sono contenta”.

Il caso ha riempito i giornali per tutta la settimana, soprattutto dopo che le decine di segnalazioni di palpeggiamenti, molestie e aggressioni hanno riempito le pagine dei giornali. Testimonianze che, dopo il silenzio iniziale, sono state prese in considerazione anche dal mondo politico. Ma non in modo trasversale, come dimostrato da Dipiazza. Sempre in questi giorni è stata diffusa una petizione su Change.org per chiedere lo stop delle adunate, ma al momento la prossima rimane in programma per il 2023 e proprio in Friuli-Venezia-Giulia (a Udine). L’Ana Associazione nazionale alpini e tutto l’arco parlamentare, da Lega a Pd, al sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna, hanno difeso l’appuntamento: punire i colpevoli ma l’Adunata si farà.

Intanto il sindaco di Trieste, al quarto mandato, ha fatto un lungo intervento in difesa del corpo. Ma soprattutto ha sminuito tutte le testimonianze e segnalazioni che pure sono state molto circostanziate e tutte molto simili l’una all’altra. Dipiazza ha sostenuto che “si fanno apprezzamenti, è normale. E’ grave se se si dice ‘guarda che bella quella ragazza … guarda che bel paio di … che ha quella ragazza … oppure guarda che bel fondoschiena che ha quella ragazza?”. Ricordando che a Rimini c’erano “500mila alpini”, il sindaco ha concluso: “Fare queste polemiche significa fare male a tutto”. A lui ha ribattuto la senatrice dem Tatjana Rojc, che ha parlato di stile cavernicolo, sul modello di “Wilma, dammi la clava”.

Parlando delle femministe di Non una di meno, Dipiazza le ha definite “gentaglia”. Le attiviste, pur non volendo commentare direttamente le parole del sindaco, sono intervenuto per ribadire il concetto espresso già ieri sul fatto che “la cultura e la società in cui viviamo sono profondamente sessiste e patriarcali”, e che “il machismo si respira in ogni ambito della vita fin dalla nascita, è parte dell’educazione che le persone ricevono in questo Paese”. Per NonUnaDiMeno, “la denuncia dell’innegabile violenza di genere avvenuta durante l’Adunata degli Alpini e sostenuta da tantissime testimonianze, relative anche a precedenti adunate, crea così tanta divisione e viene percepita come una minaccia”. Anche perché “non andiamo a cercare un singolo colpevole ma stiamo facendo un discorso sistemico. A questo, infatti, si stanno aggiungendo tantissime altre testimonianze di violenze sessuali che numerose donne in Italia in contesti di grandi eventi e non solo, stanno subendo”. I collettivi “transfemministi autonomi sono gli unici che hanno da subito raccolto e segnalato queste violenze” e chi ne fa parte “sta subendo stigmatizzazione e intimidazioni per il lavoro di emersione e di supporto alle vittime di questi fatti”, scrive la sezione riminese dell’associazione a una settimana dall’Adunata di Rimini. E concludono: “Ci viene detto che i 168 milioni di introiti portati dall’Adunata dovrebbero essere motivo di silenzio”.

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