“Chiediamo a tutto il mondo accademico di prendere una posizione rispetto ai diritti negati alla popolazione palestinese e, in questo caso, a favore degli studenti e delle studentesse che vivono sulla loro pelle il dramma dell’occupazione imposta dal regime di apartheid israeliano”. Questo l’appello dell’associazione dei Giovani Palestinesi d’Italia che, negli ultimi mesi sta portando avanti una campagna di sensibilizzazione “sul tema dell’apartheid scolastica portata avanti da Israele nei confronti degli studenti e delle studentesse palestinesi”. La campagna di sensibilizzazione sta toccando i principali atenei italiani, dalla Sapienza di Roma all’università di Bologna, passando per Cagliari, Palermo, Napoli e Milano. E proprio nel capoluogo lombardo professori e studenti si sono uniti nel condannare l’accordo che l’università Statale ha stretto con l’università di Ariel, che si trova nei territori de iure controllati dalla Palestina, ma che de facto sono diventati insediamenti israeliani già dal 1978, in violazione degli accordi internazionali.

Dietro la campagna di sensibilizzazione c’è No Ariel Ties, campagna indetta dal ministero palestinese dell’Educazione, il Consiglio dei rettori palestinesi, la Federazione dei professori palestinesi (Pfuupe) e il Palestinian Human Rights Organizations Council (Phroc). La campagna nell’Ue è stata sostenuta da 500 accademici europei e israeliani che hanno chiesto alle istituzioni europee di non legittimare più l’ateneo di Ariel. Tra questi anche SeSaMO, la Società Italiana di Studi sul Medio Oriente. “La campagna di sensibilizzazione alla Statale di Milano è nata con la collaborazione di due avvocate che ci hanno aiutato alla stesura di una lettera da presentare al rettore Elio Franzini, ma anche grazie alla collaborazione dei rappresentanti degli studenti negli organi dell’università che ci hanno aiutato sia nella diffusione del documento all’interno del Senato accademico”, spiegano dai Giovani palestinesi d’Italia. In due settimane sono state raccolte più di 500 firme in appoggio alla petizione (qui il testo) e sono in continuo aumento (al momento hanno superato quota 700). Anche l’appoggio degli accademici non è risultato indifferente: più di 30 professori e professoresse, soprattutto della facoltà di scienze politiche, hanno già sottoscritto l’appello. Tra i docenti che hanno aderito all’iniziativa troviamo Chantal Meloni, professoressa di Diritto penale internazionale e Marco Pedrazzi, professore di Diritto internazionale, entrambi membri della Commissione speciale istituita dalla Ministra della Giustizia Marta Cartabia per elaborare il progetto di un Codice dei Crimini internazionali.

I Giovani palestinesi hanno fatto sapere di aver avuto difficoltà a portare avanti la loro iniziativa con alcune amministrazioni universitarie, come ad esempio alla Sapienza di Roma e all’Orientale di Napoli, che hanno negato loro “l’organizzazione di eventi culturali, durante la ‘Israeli Apartheid Week’, volti alla sensibilizzazione del mondo accademico sul tema dell’apartheid scolastica, etichettando le iniziative come antisemite”. Ma la campagna, a livello europeo, ha avuto anche i suoi risultati e già tre atenei – Valencia, Firenze e l’Istituto della Ricerca tecnologica (Irt) Antoine de Saint-Exupéry – hanno deciso di interrompere la cooperazione con l’università di Ariel. L’Università del capoluogo toscano, già nel febbraio 2020, aveva infatti escluso l’ateneo israeliano dal programma di mobilità Extra Ue del 2020-2021. Anche gli studenti della Statale di Milano si aspettano delle risposte da parte dell’amministrazione, ora tenuta a prendere una posizione sui suoi accordi con l’ateneo di Ariel.

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