Si chiama Nadana Fridrikhson ed è un popolare volto del canale patriottico russo Zvezda, di proprietà del ministero della Difesa. È lei ad aver mostrato per la prima volta sulla tv russa le immagini di Mariupol distrutta, attribuendone la responsabilità ai “nazionalisti ucraini“. Ed è il primo nome sulla lista del Copasir (il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) che in settimana audirà l’amministratore delegato della Rai Carlo Fuortes a proposito della polemica sulla presunta propaganda del Cremlino sulla tv italiana. Fridrikhson è comparsa più volte a L’Aria che tira e Dimartedì su La7 e a Cartabianca su Rai 3, negando la stessa esistenza di una guerra, ed è stata protagonista di aspri scontri dialettici – tra gli altri – con Lilli Gruber, Alan Friedman e David Parenzo. Quando si è iniziato ad accostare il suo nome agli accertamenti del Copasir ha reagito indignata: “È strano che in Italia stiano cercando di etichettarmi. Io parlo di quello che ho visto e di quello che so. E alle tv italiane che mi dicono “questa è propaganda”, chiedo: se un giornalista ucraino o un giornalista britannico o americano parlasse su canali televisivi italiani, le loro parole sarebbero contestate? Penso di no”, ha detto all’AdnKronos.

“Attenzionato” è ovviamente anche Vladimir Solovyov, il conduttore vicinissimo a Putin e considerato la voce ufficiale del Cremlino, che ormai è ospite fisso di Massimo Giletti a Non è l’Arena e possiede due ville sul lago di Como. Qualche giorno fa, di ritorno da una visita a Mariupol, ha mostrato in tv un missile NLAW, tra le armi fornite dalla Gran Bretagna agli ucraini, come “trofeo di guerra”: “Lo vedete bene il giocattolino?”, ha chiesto ai telespettatori Poi c’è Alexander Dugin, il filosofo ideologo di Putin e riferimento culturale dell’estrema destra italiana, intervistato in esclusiva da Paolo Del Debbio su Rete 4. E Maria Zakharova, la portavoce del ministero degli Esteri, anche lei intervistata in vari programmi Mediaset. Infine, ovviamente, la contestatissima intervista di Giuseppe Brindisi a Sergei Lavrov a Zona Bianca: “Per le parole che ha detto e per come le ha dette, per i richiami storici che ha fatto, è un elemento che desta preoccupazione”, aveva detto Urso, parlando di una “volontà russa di aumentare la tensione anche con la minaccia dell’utilizzo di armi non convenzionali”.

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