“Non c’è storia, è abbastanza evidente come va a a finire. Vinciamo noi questa guerra. Quindi, calma“. Così, a “Otto e mezzo” (La7), il giornalista del Corriere della Sera, Beppe Severgnini, preconizza il finale della guerra in Ucraina, lasciando allibito il direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, e la stessa conduttrice Lilli Gruber.

Severgnini, che comunque auspica un compromesso tra la Russia e l’Ucraina e concorda con Travaglio sull’eccessiva bellicosità delle dichiarazioni della Gran Bretagna, espone la sua tesi: “Questa continua minaccia di Putin e di Lavrov sulle armi nucleari è un segno della loro disperazione. Stiamo parlando di un Paese, che non è il più ricco del mondo anche se molto armato, contro 40 democrazie ricche, avanzate, organizzate. Quindi, come va a finire questa storia è abbastanza evidente. Adesso – continua – a Ramstein ci saranno Israele, Usa, Ue contro la Russia. È evidente chi è il più forte economicamente, militarmente, strategicamente a lungo andare. Il punto è non umiliare i futuri sconfitti. Le armi nucleari non si possono e non si devono usare. Penso che Putin ci penserà non una, ma 100 volte prima di dare l’ordine di usare un’arma nucleare tattica, perché è possibile che il suo ordine non venga eseguito e a quel punto capirebbe che è finito”.

Non è convinto il direttore di Limes, Lucio Caracciolo, che commenta: “Innanzitutto, non metterei l’Italia sullo stesso piano degli Usa. In Occidente ci sono Paesi molti diversi, che la pensano anche in modo molto differente su come trattare la Russia. Io penso che si arriverà a un compromesso, perché una vittoria o una sconfitta totale di uno o dell’altro significa semplicemente prepararsi a un’altra guerra“.

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