di Pietro Francesco Maria De Sarlo

I vertici della classe dirigente e politica italiana paiono incapaci di cogliere e governare la complessità. Tutti novelli Alessandro Magno, pensano di diventare imperatori con un fendente di spada ben assestato che tagli in due i tanti nodi da sciogliere. Quindi o con Putin o contro, di là i cattivi di qua i buoni, di qua gli illuminati di là i populisti. La riflessione e il dubbio non paga. Se non dichiari di preferire il buono Macron o la cattivissima Le Pen vai sulla graticola, perdi di affidabilità.

Anche se precisi che non sono fatti nostri ma dei francesi. Se proprio ti va bene ti condannano a inseguire nudo per l’eternità una insegna mutevole contornato da vespe e mosconi. Il gradimento per Macron deve essere palese e entusiasta, pena il massacro sulla stampa ‘indipendente’, per esempio su quella a guida della sempre più francese Stellantis. Ma tant’è, a me rimane il sospetto che tutti questi scrittori salariati, come li chiamerebbe Antonio Gramsci, pronti a fare propaganda pro sistema, per la qualità della loro stoffa umana, difficilmente in Russia sarebbero in galera. Credo che suonerebbero la grancassa con pari ardore con cui hanno fatto propaganda al Mes, al Jobs Act, al taglio delle pensioni – cioè a tutta la paccottiglia una volta considerata di destra e ora patrimonio immateriale della sinistra italiana, non di quella francese.

Per contro chi ama il libero pensiero e che viene definito con disprezzo putiniano, mentre prima era sovranista o populista o fascista o semplicemente un mentecatto, verosimilmente in Russia sarebbe nelle patrie galere. Conformisti e prezzolati si nasce, Bastian contrari e con la voglia di capire, chi si nutre di dubbi, pure.

Confesso. Provo un sentimento indecoroso: l’invidia e sento già il filo di ferro cucire i miei occhi. Chi invidio? I francesi. Non ho dimenticato la rielezione di Mattarella determinata da giochi di palazzo. I francesi invece votano per scegliere il loro commander in chief. E scelgono tra uno di 44 anni e una donna. A noi ci hanno invece spiegato quanto siamo fortunati ad avere tre ottantenni ai vertici delle istituzioni. Sarà, ma guardo il vecchio Joe con la mano tesa verso il nulla a capo della più grande potenza mondiale e mi consolo. Mal comune mezzo gaudio? Io sono spaventato.

Se fossi francese non avrei dubbi su chi votare: Macron tutta la vita. Ha strombazzato ai quattro venti il suo europeismo, ma ci sono cascati solo gli allocchi nostrani perché in realtà, approfittando anche del cambio di potere in Germania, ha lavorato unicamente per la grandeur e gli interessi francesi. In Italia ha un codazzo importante di quinte colonne che invece di fare gli interessi dell’Italia fanno gli interessi francesi. Dal Patto del Quirinale alle mire francesi su Unicredit passando dai fondi Pnrr dirottati dalla Asi alla Agenzia Spaziale Europea. Di là dalla vulgata, Macron sa ben difendere gli interessi francesi a scapito di quelli europei e italiani in particolare. Anche Marine Le Pen difende gli interessi francesi. Ma mi pare meno capace e meno furba. Farebbe più rumore e metterebbe in crisi il sistema europeo in modo che se noi avessimo una classe dirigente dignitosa, invece di Letta e Draghi, potremmo insinuarci per difendere i nostri di interessi nelle inevitabili crepe del sistema.

A noi converrebbe quindi che vincesse Le Pen, ma tanto non abbiamo un Macron de noantri, che da noi sarebbe definito sovranista, e quindi comunque vada sarà per noi un insuccesso. Qualcuno dirà che il Patto del Quirinale è paritetico. Vero, ma un pallone messo tra i piedi di Ronaldo e i miei ha effetti ben diversi. Senza un classe politica decente i francesi faranno quello che vogliono.

“Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!”, forse è nel nostro Dna essere servi di potenze straniere, d’altronde fu proprio la Francia a determinare l’Unità d’Italia.

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