Sarà Juventus-Inter la finale di Coppa Italia. I bianconeri vincono 2-0 allo Stadium, con gol di Federico Bernardeschi e Danilo, e restano in corsa almeno per un trofeo in una stagione non brillante, eliminando in semifinale la Fiorentina di Italiano. I viola iniziano all’attacco contro una Juve che aspetta e riparte pericolosa in contropiede. Col gol di vantaggio dell’andata, pur giocando allo Stadium, è la partita più congeniale per la filosofia di Max Allegri e della sua Juventus pragmatica. E sarebbe ancora più congeniale grazie a qualche pasticcio della difesa viola che lascia campo aperto a Vlahovic, che però sbaglia tempi e scelte.

Ma rimanendo in tema pasticci, Dragowski ne combina una delle sue e dà ragione alle scelte di Allegri: uscita completamente a vuoto su un cross da sinistra, pallone toccato da Biraghi e lasciato a Bernardeschi che stoppa perfettamente e insacca a porta praticamente sguarnita. Azione juventina che nasce da una palla persa, tra le tante, da Ikone: generoso, pericoloso, ma spesso confusionario.

E così pure la Fiorentina finisce per essere generosa ma evanescente, producendo gioco ma senza portare pericoli a Perin, consentendo alla Juve di chiudere il primo tempo sull’1-0. Anche il secondo tempo inizia nella stessa maniera: Fiorentina a testa bassa in avanti, ma chi va vicino al gol è la Juve con Zakaria che coglie l’incrocio dei pali. I toscani hanno probabilmente il limite del “modello spagnolo” cui Italiano ha sempre dichiarato di ispirarsi: tanta costruzione fino alla trequarti ma nessun effetto pratico in area di rigore, tant’è’ che l’unica vera occasione per raddrizzare la partita arriva su punizione, col solito Biraghi che sfiora l’incrocio di sinistro.

Raddoppia poco dopo la Juve con Rabiot, ma il Var annulla per fuorigioco. Il 2-0 è però nell’aria e matura sempre grazie allo zampino di un membro della sempre nutrita pattuglia degli ex viola, Cuadrado, che scende in area e serve a Danilo il più comodo degli assist. Cinismo: quello che chiede Allegri e che non sempre è arrivato nella stagione del ritorno a Torino. Nulla da fare per una Viola generosa ma effimera, dunque. Certo, una finale e oltre sarebbe stato un coronamento da sogno per una stagione comunque molto, molto positiva per la squadra di Italiano. Per contro è chiaro che la Coppa Italia è a questo punto cruciale per la Juventus: spartiacque tra una stagione non certo brillante ma chiusa comunque con un trofeo vinto e la prima stagione senza hurrà dopo undici anni.

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