Da Milano a Firenze fino a Bari: si allarga il fronte dei sindaci contro il governo di Mario Draghi. Un fronte aperto ieri da Giuseppe Sala che aveva spiegato di non avere fiducia “in un governo che non ascolta la città“. Il sindaco del capoluogo lombardo aveva denunciato i problemi del suo Comune a chiudere il bilancio a causa della decisione dell’esecutivo di cancellare gli aiuti Covid. Sala ha ricordato di aver ricevuto 478 milioni nel 2020 e 467 nel 2021. “E per il 2022? La risposta da Roma per ora è zero o giù di lì – ha detto -. Come se nel 2022 i problemi fossero risolti, è evidente che non si può costruire un bilancio equilibrato con numeri del genere. Al momento abbiamo congelato una parte della spesa ed è evidente che se sarò costretto a fare tagli, li farò perché è una mia responsabilità. Ma non posso esimermi dal dire che non ho fiducia di un governo che non vuole affrontare questa evidenza”.

Una situazione che ovviamente porterà il comune di Milano ad agire di conseguenza. “Io non voglio toccare i servizi e ovviamente ribadisco che non agiremo per nulla sulle tasse e sui costi. Escludo radicalmente che faremo aumenti, vedremo che soluzione trovare”, ha detto Sala, tornando sulle sue parole di ieri. “La mancanza di fiducia nei confronti del governo nasce dal fatto che sono quattro mesi che ho interlocuzioni, sono stato due volte a colloquio con il ministro dell’Economia, Daniele Franco, siamo in continua relazione, ma non si arriva a un punto. Se su un tema del genere in quattro mesi non riusciamo a risolvere nulla pensate sulle questioni ben più delicate. Le mie parole di amarezza derivano da questo”. E ancora, ha continuato: “Noi siamo in periodi che non possono essere definiti ordinari e quindi anche le regole non possono essere quelle ordinarie. Pensate alla stranezza, noi abbiamo degli avanzi di amministrazione, dallo scorso anno abbiamo 145 milioni e non possiamo usarli nel bilancio che si fa entro il 31 maggio, ma possiamo usarli nel primo assestamento che si fa in giugno. Che senso ha? Di burocrazia si muore quindi troviamo delle formule per poter andare avanti e garantire i servizi ai cittadini”.

L’inquilino di Palazzo Marino ha spiegato che dopo le sue parole da Roma nessuno si è fatto sentire. “No, non ho sentito nessuno del governo però vediamo, sono fiducioso, speriamo che ci diano ascolto. Mi pare che già alcuni sindaci più che esprimere solidarietà e appoggio alle mie parole si sono uniti un pò in questa richiesta di maggiore attenzione”. Ma cosa chiede dunque all’esecutivo il sindaco della città del Duomo? “Di poter usare, come lo chiedono tutti i sindaci, gli avanzi di amministrazione e poi di capire perché dopo due anni di sostegno quest’anno ritengono che non ce ne sia più bisogno. Questo è un tema che hanno tutti i sindaci e li vedo in questo momento delusi da regole che non cambiano e che ci penalizzano”.

E in effetti sulla posizioni di Sala si sono schierati altri primi cittadini. A cominciare da Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Associazione comuni italiani. “I temi sollevati dal sindaco di Milano rappresentano le preoccupazioni di tutti i sindaci, che Anci da tempo ha esposto in tutti gli incontri. Il governo ha dato un importante sostegno ai Comuni impegnati a reggere l’impatto della pandemia ma la situazione rimane grave per i centri colpiti anche dall’impennata dei costi dell’energia e impegnati nell’accoglienza dei profughi dall’Ucraina senza aver ricevuto alcun contributo. Senza un intervento normativo, i bilanci di molti Comuni rischiano di andare in squilibrio. Spero che già dal prossimo decreto emergenze il governo possa dare risposte”, dice il sindaco del capoluogo pugliese, che presiede l’associazione dei comuni. “Il Governo ascolti il grido di Giuseppe Sala. Milano è il motore del Paese, ha sempre trainato e sostenuto, ora che ha bisogno va aiutata. Del resto l’inflazione sta devastando i bilanci comunali e le risorse stanziate fino adesso non coprono un trimestre”, twitta pure Matteo Ricci, coordinatore dei sindaci del Pd e primo cittadino di Pesaro.


Rilancia l’appello di Sala pure un altro sindaco dem, Dario Nardella, che inserisce tra i problemi dei comuni anche il caro energia: “Le nostre città non sopporteranno un altro anno terribile, tra caro energia, inflazione, blocco dei cantieri per il costo delle materie prime, crisi economica conseguente al Covid e alla guerra”, ha scritto su twitter il sindaco del capoluogo toscano. Poi ha spiegato ai cronisti: “A Firenze il costo dell’energia è cresciuto addirittura del 400%, in alcuni casi tocca quasi il 500%, noi abbiamo un aggravio di costi di spesa corrente di quasi 13 milioni di euro, non siamo in grado di pagare questi 13 milioni di euro alle compagnie energetiche, perché se li dovessimo pagare dovremmo chiudere scuole, asili nido, mense, azzerare i servizi sociali agli anziani, azzerare la pulizia delle strade. È necessario che su questo il Governo veramente ci venga incontro, perché altrimenti ci troviamo ad affrontare per il terzo anno consecutivo una situazione difficilissima, abbiamo retto due anni, anche grazie agli aiuti importanti del Governo, noi non chiediamo gli stessi aiuti dell’anno scorso ma almeno una cifra paragonabile perché altrimenti le città non reggono”.

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