Siamo alle comiche: per non piangere, o forse la pandemia, e ora la guerra, ci hanno solo fatto vedere cose che, nel piccolo, succedono ogni giorno. Così veniamo a sapere che un “generale”, che noi chiamavamo barone, avrebbe imposto un rigore militaresco ai suoi specializzandi in ortopedia. Il condizionale naturalmente è obbligatorio fino a quando le due inchieste aperte non saranno terminate.

Ma vi dirò di più. Per alcuni versi non sono in disaccordo sull’abbigliamento in giacca cravatta e sull’orario mattutino per iniziare a operare, sempre a patto che il buon esempio parta proprio dall’alto. Ma sono assolutamente contrario alle punizioni assurde, umilianti e controproducenti. Siamo ormai a un’assenza cronica di nuovi medici e infermieri e ci sono persone che si permettono, invece di ringraziare, di “offendere” chi dovrebbero allevare?

Come scrissi nel 2012 per uno dei vari casi di malasanità – alcuni peggio di altri – nel caso specifico commuterei la pena ad arresti ospedalieri. Sono infatti assolutamente d’accordo con il mio caro amico Gherardo Colombo, di cui riporto ancora le parole che potete leggere nel suo libro Il perdono responsabile: “Chi osserva la regola per convinzione non ha bisogno di controllo, perché è lui stesso il primo controllore della sua condotta: condivide il contenuto della regola e quindi la mette in pratica perché vuole farlo”.

Spesso le regole del vivere comune non vengono rispettate e probabilmente nemmeno capite. Per questo le mie proposte non vengono nemmeno ascoltate. Restano comunque scritte e spero che qualcuno, prima o poi, possa pensare che siano valide e utili per la comunità.

Io obbligherei quindi questo signore per un periodo agli arresti ospedalieri. Un mese dentro il suo reparto a fare il suo mestiere senza possibilità di uscire. Gli farei fare tutto, dalla compilazione della cartella clinica all’intervento. Potrebbe anche essere obbligato a fare quello che gli infermieri eseguono, spesso su suo ordine, con dedizione ogni giorno. Servirebbe a lui per migliorarsi nel rapporto con colleghi e collaboratori. Essere in alto nella piramide vuol dire poter anche rimanere solo nella vita visto che intorno, se si resta soli all’apice, c’è il vuoto.

Visto che è anche considerato professionalmente bravo sarebbe un’ottima punizione che porta bene al paziente.

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