Il cambiamento climatico e l’aumento delle temperature in Artico stanno contribuendo a incrementare il tasso di fusione dei ghiacci e a dilatare le stagioni di crescita negli ecosistemi della tundra artica. Sebbene questi effetti in precedenza siano stati associati alla possibilità di una migliorata capacità di sequestro dell’anidride carbonica da parte della vegetazione, un nuovo studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports (Nature) prospetta uno scenario diametralmente opposto. Il gruppo di ricerca, guidato da Donatella Zona, dell’Università di Sheffield, suggerisce infatti che l’aumento delle temperature medie globali potrebbe ridurre la capacità netta di stoccaggio di CO2 da parte della vegetazione.

Nell’ambito del lavoro, gli autori hanno valutato alcuni degli effetti associati al cambiamento climatico nelle regioni artiche. Il team ha esaminato un set di dati molto ampio, che comprendeva le informazioni raccolte nell’ambito di undici siti di monitoraggio degli ecosistemi della tundra artica in Alaska, Canada, Groenlandia e Russia. L’ampia disponibilità di nozioni ha permesso agli studiosi di considerare diverse realtà ambientali e la loro riposta allo scioglimento accelerato della neve. Gli scienziati hanno scoperto che la fusione dei ghiacci, lo scioglimento della neve e l’aumento della durata della stagione di crescita degli ecosistemi contribuisce a diminuire la capacità di assorbimento di carbonio, specialmente durante il mese di agosto.

“Il cambiamento climatico sta avendo un impatto importante sull’Artico e sul riscaldamento della regione – commenta Zona – i nostri risultati mostrano che l’aumento del sequestro di anidride carbonica potrebbero non concretizzarsi se gli ecosistemi della tundra non sono in grado di continuare a catturare CO2 con l’avanzare della stagione.”. La ricerca suggerisce infatti l’inverdimento dell’Artico potrebbe comunque provocare un incremento della capacità di sequestro di anidride carbonica da parte degli ecosistemi durante i mesi di giugno e luglio, ma allo stesso tempo il bilancio netto di agosto sembra caratterizzato da una significativa perdita nella facoltà di stoccaggio da parte della vegetazione. È stato a lungo ritenuto che il periodo più lungo di crescita e produttività delle piante avrebbe aumentato la capacità di sequestramento del carbonio atmosferico, ma questo lavoro ribalta tale concezione.

“L’alterazione del clima – conclude Zona – si ripercuote su diversi ambiti, compresa la capacità di assorbimento dei gas a effetto serra. Il nostro studio mostra che se gli ecosistemi della regione non riescono a supportare il sequestro di anidride carbonica durante la stagione estiva, l’aumento della capacità di stoccaggio previsto dai modelli precedenti potrebbe non verificarsi. Questi dati dovrebbero essere presi in considerazione nei modelli che stimano la risposta complessiva del bilancio del carbonio dell’Artico al cambiamento climatico”.

Valentina Di Paola

Lo studio su Scientific Reports

Articolo Precedente

Guerra Russia-Ucraina | Dal carbone al posto del gas al rinvio della Politica agricola comune fino al nodo allevamenti: la transizione green frenata dalle emergenze (reali e presunte) del conflitto

next
Articolo Successivo

Guerra e crisi climatica: la tempesta perfetta. Ma possiamo ancora cambiare

next