I principali rappresentanti della commissione Agricoltura dell’Europarlamento si sono uniti al coro delle lobby che usano la guerra in Ucraina come “scusa per abbandonare gli obiettivi della strategia Farm to Fork”, ovvero il pilastro del “Green Deal” che vuole ridurre del 50% dell’uso dei pesticidi nell’Unione Europea entro il 2030: lo denuncia il Ceo (Corporate Europe Observatory) presentando un rapporto che descrive le tattiche usate dall’industria agro-alimentare per ostacolare la normativa che vuole rendere sostenibili i sistemi alimentari dei Paesi membri. Il dossier dell’associazione che monitora i comportamenti delle lobby in Europa esce in occasione della pubblicazione – prevista per il 23 marzo – della proposta di direttiva della Commissione per rivedere la legge sull’uso dei pesticidi e che dovrà essere discussa nei prossimi mesi da Europarlamento e da Consiglio. La vendita globale dei pesticidi, stimata in 53 miliardi di euro l’anno, è raddoppiata nell’ultimo ventennio – sottolinea il Ceo – e solo quattro gruppi SyngentaChem (posseduta dallo Stato cinese), la tedesca BayerMonsanto, Basf e Corteva rappresentano il 67% del mercato mondiale.

Dorfmann: “Destinare all’agricoltura le zone riservate alla biodiversità”
“La Commissione dovrebbe evitare di presentare proposte legislative che hanno un impatto negativo sulla sicurezza alimentare europea” ha affermato l’eurodeputato italiano della Südtiroler Volkspartei Herbert Dorfmann, portavoce del gruppo del Partito Popolare Europeo (Ppe) nella commissione agricoltura dell’Europarlamento in una nota pubblicata nei giorni scorsi, che denuncia come la guerra in Ucraina “interromperà la fornitura di grano, semi di soia, oli vegetali e carne di pollo” fondamentali per l’agricoltura dell’Ue. Un portavoce del Ppe ha confermato che Dorfmann si riferiva al piano “Farm to Fork” e alla proposta di direttiva per rivedere regole sui pesticidi dell’Ue e ridurne l’utilizzo. Dorfmann ha anche sostenuto una proposta della presidenza francese per consentire agli agricoltori di utilizzare i terreni agricoli riservati alla biodiversità come terreno produttivo, al fine di compensare le carenze di importazione dell’Ucraina di mangimi ricchi di proteine, concludendo che comunque “questo non è certamente abbastanza”. “Mentre nell’ottobre 2021 il parere dell’Europarlamento ha sostenuto la riduzione del 50% dell’uso dei pesticidi nell’Ue, oggi chi è a capo della sua Commissione agricoltura si è unito al coro delle lobby che usano la guerra in Ucraina come scusa per abbandonare gli obiettivi della strategia Farm to Fork”, commenta il Ceo.

Il rapporto: “L’industria fa pressioni geopolitiche e chiede l’uso di tecnologie digitali e di modifica genetiche”
“L’industria fa dichiarazioni vuote sul suo sostegno al Green Deal dell’Ue, ma in realtà agisce con sofisticate tecniche di lobby per proteggere ed estendere la libertà di operare dei membri”: lo afferma il rapporto del Ceo Una rumorosa lobby per una silenziosa primavera che si basa sull’analisi di documenti interni della Commissione europea e dell’organizzazione “Croplife Europe” (che raggruppa le principali società di pesticidi come Bayer, Basf, Syngenta e Corteva).

Nella sua ricerca, il Ceo identifica tre tipi di tattiche di lobby adottate dall’industria. La prima consiste nel “finanziare studi scientifici favorevoli alle proprie posizioni per allarmare i politici”, mostrando come l’impatto della “Farm to Fork” sull’economia del settore agricolo possa essere “disastroso”. “Esistono numerose prove scientifiche che mostrano il profondo impatto dell’uso diffuso di pesticidi sulla biodiversità e l’ambiente, quindi l’industria ha bisogno dei propri studi scientifici per contrastarla”, spiega il Ceo. Quindi si organizzano “eventi mediatici sponsorizzati dalle aziende, per alimentare paura e dubbio nei responsabili politici che sostengono la strategia europea di riduzione dei pesticidi”. La seconda strategia dell’industria descritta dal rapporto del Ceo è basata su pressioni geopolitiche: “Queste società hanno mobilitato i governi di Paesi terzi, tra cui gli Usa, affinché facciano pressione sugli standard europei dei pesticidi”. La terza tattica dell’industria illustrata nel dossier è quella di “mostrare di essere parte della soluzione per combattere l’inquinamento da pesticidi”, proponendo “false soluzioni volontarie per la riduzione dell’utilizzo di sostanze tossiche nell’agricoltura”, come “le tecnologie digitali e le nuove tecniche di modifica genetica”.

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