Bruno Mecca è un allevatore piemontese. Anche lui, come tutto il suo settore, sta subendo l’aumento dei prezzi per il mangime dovuto al conflitto in Ucraina. “Siamo una categoria abituata a soffrire, ma quando i conti non tornano non si può andare avanti per tanto” spiega. “Con la guerra i prezzi sono schizzati alle stelle, parliamo di un più 100% della soia, un 70% del mais e un 40% della crusca. Questo porta le aziende a essere in serie difficoltà a pagare il mangime. Il mais è passato da 20 euro a 40 euro al quintale. La mia azienda ha 180 animali, pagavo 30 euro al quintale, ora è diventato 50 nell’ultima fornitura. Questo è un impatto non da poco, non possiamo permetterci di non dare mangime perché non è una fabbrica dove si può decidere se aprire o chiudere. Io alle bestie devo dare comunque da mangiare”
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione