Sono 456 i subemendamenti presentati in Commissione Giustizia della Camera agli emendamenti del governo che costituiscono la riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario, approvata all’unanimità in Consiglio dei ministri il mese scorso. Lo ha annunciato il presidente della Commissione Mario Perantoni (M5S): “Insieme a quelli già depositati al testo base (la riforma dell’ex ministro Bonafede, ndr) dovranno essere esaminati circa settecento emendamenti. Un numero importante che richiede la collaborazione di tutti. Lunedì faremo un ufficio di presidenza per stabilire i prossimi passaggi”. Ben 68 subemendamenti sono stati presentati da Enrico Costa di Azione, 60 dalla Lega, 52 da Forza Italia, 45 da Fratelli d’Italia, 38 dal Movimento 5 Stelle, 31 da Alternativa, 30 da Italia Viva, 8 da Coraggio Italia e 95 dal Misto.

Una delle modifiche proposte – dalla Lega e da Forza Italia – è l’introduzione del sorteggio temperato per l’elezione dei membri togati del Csm, cioè il sorteggio di una rosa di candidati pari a un multiplo dei componenti da eleggere. “Come avevamo detto nell’incontro con la ministra Cartabia, insistiamo per una scelta forte, più coraggiosa, dopo i problemi emersi nell’ultimo periodo. Su questo aspetto non c’è alcun problema di incostituzionalità: la Costituzione prevede che i membri siano eletti e noi proponiamo di fare prima un sorteggio e poi l’elezione“, dice il capogruppo leghista in Commissione Roberto Turri. Forza Italia ha depositato anche un emendamento per introdurre una forma light di “separazione delle carriere” tra giudici e pubblici ministeri, prevedendo che il magistrato possa passare da una funzione all’altra una sola volta e soltano nei primi cinque anni di carriera. Il testo Bonafede, confermato dagli emendamenti Cartabia, limita già il numero massimo di passaggi di funzioni (comunque rarissimi nella pratica) da quattro a due.

Per il capogruppo M5S in Commissione Eugenio Saitta, relatore della riforma, “per i membri laici del Csm va prevista l’ineleggibilità per i componenti del governo in carica e per chi ne ha fatto parte nei due anni precedenti, altro elemento che era previsto nel testo Bonafede ma superato dalla riforma Cartabia”. “La riforma può e deve essere migliorata ma non può essere stravolta“, dice invece l’altro relatore, il tersoriere del Pd Walter Verini. “Cerchiamo la condivisione. Se non c’è condivisione, la riforma avrà una vita parlamentare molto, molto difficile. E questo dobbiamo assolutamente evitarlo perché è urgente e necessaria, e va impattare sulla necessità di eleggere il nuovo Csm con le nuove regole”.

La riforma infatti dovrebbe intervenire sul sistema elettorale dei membri togati del Csm in tempo per le prossime elezioni dell’organo di palazzo dei Marescialli, previste a luglio. Un’urgenza sottolineata più anche dal capo dello Stato Sergio Mattarella, da ultimo anche nel discorso alle Camere durante la cerimonia di reinsediamento. Il testo base a firma Bonafede però era stato approvato ad aprile 2021: il Parlamento, quindi, è rimasto ingessato per otto mesi in attesa dell’iniziativa del governo, dopodiché gli emendamenti annunciati dalla ministra Cartabia hanno impiegato quasi un mese per arrivare all’esame della Commissione. Il premier Mario Draghi aveva detto di non voler porre la fiducia sul testo, ma è probabile che i tempi strettissimi alla fine la imporranno come scelta obbligata.

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