La guerra stravolge tutto. I corsi didattici delle università ucraine si fermano e così studenti e docenti del Politecnico di Leopoli stanno realizzando migliaia di reti per mimetizzare le postazioni militari. Un intero plesso dipartimentale, un edificio in stile tipico di quattro piani è stato trasformato in questa sorta di laboratorio artigianale con una valenza speciale: “L’ateneo si è riorganizzato in funzione del nuovo assetto del Paese – spiega il rettore, il professor Yuri Yaroslavovic Bobalo, a capo di un ateneo con oltre 30mila studenti e 2mila docenti – Oltre a fornire accoglienza ai profughi, a raccogliere aiuti dall’esterno e a garantire anche soldati per la prima linea, ci siamo adattati anche a questo: docenti e soprattutto studentesse realizzano le reti mimetiche per coprire e proteggere i siti e le postazioni militari. La guerra di aggressione messa in atto dalla Russia potrebbe essere lunga, ci prepariamo al peggio e cerchiamo di fare la nostra parte”.

I quattro piani della catena di montaggio sono stati allestiti alla perfezione nei luoghi dove fino a tre settimane fa gli studenti seguivano le lezioni o studiavano durante le pause. Nella sede in questione si trovano aule e uffici che appartengono ai dipartimenti di economia, matematica applicata e lingue. Le persone al lavoro sono decine. Studenti soprattutto, giovani, giovanissimi, in maggioranza ragazze, ma non mancano i maschi. Al pian terreno un gruppo razionalizza le lunghe corde raggomitolate nelle matasse irregolari, le taglia e le stira per renderle subito applicabili. A mano a mano che si sale di piano il lavoro entra nel vivo. Sono state allestite delle postazioni specifiche con corde più grandi e rigide, lunghe dai 3 ai 5 metri, a fare da struttura portante, fissate a mobiletti o assi di legno, tutto materiale in dotazione all’università per l’attività didattica. Di queste postazioni ne sono state realizzate una trentina per piano e a ognuna di esse lavorano dalle due alle tre persone. Qui entra in gioco la vera abilità. Dalla corda rigida inizia l’opera di intrecciamento di quelle più fini, con delle trame regolari e ripetute il cui obiettivo è trasformare il mosaico in una rete dalle maglie fitte: “A lavoro finito – spiega Irina, giovanissima studentessa di Leopoli, bionda come il colore delle corde – diventeranno dei teli di corda che serviranno per coprire i carri armati, i bunker, le postazioni militari, i depositi di armi, insomma tutto ciò che serve per fare la guerra. Io studio ingegneria, adesso i corsi didattici sono fermi e dunque ho aderito, come tante compagne di corso, a questa iniziativa. Ogni ucraino deve fare la sua parte per aiutare la causa”.

Studenti e studentesse imparano dalle mani e dai consigli delle docenti esperte del settore: “Basta poco per imparare. L’importante è iniziare l’opera di intreccio delle trame, coordinare i gesti con le mani e poi diventa tutto naturale. Non avrei mai immaginato di dovermi trasformare in insegnante di artigianato applicato alla guerra – ammette Anna, professoressa di matematica – Per la giusta causa si fa questo e altro”. All’ultimo piano del plesso universitario del Politecnico, Oleg ha scelto un modo diverso per realizzare le reti. Invece di lavorare in piedi, con le corde appese, lui preferisce intesserle da seduto col materiale adagiato a terra: “Cerco di rendermi utile come posso, anche perché i corsi non riprenderanno troppo presto. Spero che per me non sia necessario andare al fronte e combattere”.

Le direttive dei responsabili del Politecnico di Leopoli sono state seguite alla perfezione. Il Rettore torna sull’argomento: “Abbiamo tre tipi di studenti e, in alcuni casi, anche di docenti applicati alla nuova organizzazione bellica – entra nel dettaglio Yaroslavovic Bobalo – Alcuni operano nel volontariato a favore della popolazione colpita, altri vengono impiegati per la difesa territoriale, la vigilanza e logistica e in questo ambito rientra l’aspetto delle reti mimetiche. Infine c’è anche chi va direttamente al fronte a combattere. Purtroppo la guerra è anche questo”.

L’Ucraina è stata aggredita dalla Russia di Vladimir Putin e la comunità internazionale ha mostrato la sua vicinanza al Paese. In mezzo anche l’Italia, ma su questo tema il Rettore del Politecnico è categorico: “Ho ricevuto lettere da moltissimi colleghi delle università italiane, tutti mi chiedevano cosa potessero fare per noi. Credo poco, l’Italia da sola non può risolvere molto, è necessario che la Nato prenda in mano la situazione”.

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