Come Papa Francesco ha detto ieri all’Angelus, in Ucraina scorrono fiumi di sangue e di lacrime e la guerra è una pazzia. La tragedia sta nel fatto che non si riesce a dominare l’istinto di sopraffazione e cinismo di Putin, il quale, alla richiesta del Presidente turco Erdogan di sospendere il fuoco, ha risposto che i primi a far questo dovrebbero essere gli ucraini.

La cosa più disperante di questa risposta sta nel fatto che Putin, che poteva pur dire ‘trattiamo questa questione’, ha in pratica risposto con un netto no, il che significa che vuol continuare la guerra, impadronendosi con la forza di un territorio che non gli appartiene, sottoponendo poi a una vita durissima gli abitanti che lì resteranno.

Si può dire che Putin non vede altro che una sua affermazione di forza e respinge qualsiasi trattativa diplomatica, minacciando addirittura il ricorso alle armi nucleari. Egli non tiene in nessun conto la vita dei poveri giovani inviati in guerra che sono costretti, sotto minaccia di fucilazione, a proseguire i loro attacchi di morte contro i loro colleghi ucraini, i quali d’altro canto, con senso di patriottismo, difendono forse idealmente la loro nazione.

Oggi non si tratta più di due blocchi con diverse organizzazioni economiche: quella comunista russa e quella liberista americana. E infatti, dopo l’avvento al potere di Gorbaciov e poi di Eltsin e infine di Putin, massicce privatizzazioni dei beni del popolo arricchirono circa 500 oligarchi, i cosiddetti magnati russi, che ora sono in pratica al comando al fianco di Putin. Sicché la guerra non è tra popoli, come fu la Seconda Guerra Mondiale, che impegnò i cittadini dei vari Stati in guerra con la martellante propaganda nazifascista, ma è una guerra di potere e di ingordigia senza fine di quei gruppi di persone che hanno acquisito, ai danni del proprio popolo, inestimabili ricchezze.

Altrettanto deve dirsi per l’Occidente, nel quale, come ho sempre rilevato, i popoli piangono miseria perché derubati, attraverso le privatizzazioni e la finanziarizzazione dei mercati delle loro fonti di sussistenza, finite nelle mani di potenti uomini d’affari e di numerose multinazionali e fondi di investimento, i quali hanno ottenuto tra l’altro la piena sudditanza dei nostri governi, e specialmente di Draghi che è un convinto neoliberista.

Questa situazione militare in atto dimostra che il neocapitalismo è un’arma contro i popoli e che mira alla loro dissoluzione per favorire solo l’istinto di sopraffazione dei cosiddetti poteri forti. A mio avviso tutto quello che sta accadendo, e cioè l’atroce guerra in Ucraina e le sanzioni economiche inflitte alla Russia, non sono in grado di risolvere nessun problema, poiché i comandi militari non hanno a cuore le popolazioni di cui fanno parte, ma solo la ricchezza che individualmente vogliono aumentare senza nessun limite.

Secondo me occorre un coordinamento di tutti i popoli dell’Oriente e dell’Occidente che porti a una sollevazione il più possibile pacifica, che dovrebbero essere in grado di rovesciare i governi che sostengono questi sciagurati sfruttatori di beni altrui. Un modello di azione di questo tipo è contenuto nei principi e nei diritti fondamentali della nostra Costituzione, che potrebbe essere il miglior manifesto da diramare a tutti gli uomini di buona volontà. In base a questo principio la guerra è ripudiata come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali (art. 11 Cost.), le quali ora, come ho detto, non riguardano più le nazioni, ma le lobby internazionali e portano in evidenza che l’obiettivo principale da raggiungere è la ricostruzione degli Stati-Comunità, nei quali la sovranità appartiene al Popolo e che non sono affatto tramontati come qualche autore da tempo si diletta ad affermare.

Insomma il modello capitalistico è finito e ciò che deve essere ricostituito è l’unità delle singole nazioni nella prospettiva, non nazionalistica, ma federalistica, per quanto possibile, delle Nazioni stesse. A questo fine ogni Stato-Comunità dovrebbe mantenere un proprio demanio costituzionale, costituito da tutti quei beni che assicurano, in base ai principi e ai diritti fondamentali, la costituzione, l’individuazione e il mantenimento dell’intero Popolo, su un piano di eguaglianza e di libertà, come sancisce l’articolo 3 Cost.

Grande rilievo di questa ricostruzione anti neoliberista e fortemente democratica assumono le energie lavorative, che sono state precarizzate e private di posti di lavoro. Compito del governo dovrebbe essere quello di socializzare, come si legge all’articolo 43 Cost., tutti i servizi pubblici essenziali, le fonti di energia e le situazioni di monopolio, facendo in modo che queste grandi fonti di produzione di ricchezza giovino al Popolo e non a singoli imprenditori privati che non hanno prospettive di sviluppo industriale, ma solo finanziarie, nel senso di svendere questi beni, anche a stranieri, per ricavarne immediati profitti.

Chiudo ricordando che esistono una quantità immensa di terreni e immobili abbandonati che noi dovremmo utilizzare, in base al principio costituzionale, che mette in prima linea l’esercizio di tutte le energie: quelle naturali e quelle lavorative. Al riguardo ricordo che l’articolo 42, comma 2, Cost., secondo il quale: “la legge riconosce il diritto di proprietà privata, allo scopo di assicurarne la funzione sociale” sancisce che l’abbandono dei citati beni immobili dei loro proprietari nominali (un abbandono che si può ritenere definitivo dopo cinque anni di inattività, per analogia alla prescrizione prevista dal Codice civile per l’affitto dei terreni) produce il passaggio del bene abbandonato dalla proprietà privata del singolo, alla proprietà pubblica demaniale del Popolo. Tali terreni potrebbero essere messi a coltura per produrre grano o altri prodotti agricoli di primaria importanza, mentre gli immobili potrebbero ospitare i senzatetto che attualmente sono gettati sul lastrico in virtù di una incostituzionale sopravvivenza di certe interpretazioni giuridiche fondate sullo Statuto albertino piuttosto che sulla nostra Costituzione.

Concludo invitando come sempre tutti i ben pensanti a chiedere l’attuazione specialmente degli articoli 1, 2 ,3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica

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