Undici anni, sei mesi, due giorni. Oltre un decennio senza giustizia, tra silenzi, depistaggi e omissioni. Eppure Dario e Massimo Vassallo da anni non smettono di lottare per cercare di ottenere verità sull’omicidio del proprio fratello, Angelo Vassallo, il “sindaco pescatore” di Pollica ucciso con nove colpi di pistola la sera del 5 settembre 2010 mentre stava tornando a casa.
Nessun colpevole, né alcun imputato. Ma i due fratelli non si sono dati per vinti. E dalla Camera dei deputati, nel corso della presentazione del libro ‘La verità negata‘ (edito da PaperFirst) scritto insieme a Vincenzo Iurillo, giornalista de Il Fatto Quotidiano, è stato lo stesso Dario Vassallo ad attaccare: “L’omicidio di mio fratello è stato un omicidio politico-mafioso. Di conseguenza ci sono due verità, una verità giudiziaria e una verità politica”. Si è così scagliato contro il Partito democratico: “Questo convegno doveva essere organizzato undici anni fa. E penso che doveva farlo un altro schieramento, il partito a cui era iscritto mio fratello. Per tutto questo tempo abbiamo chiesto questo e nessuno si è degnato di rispondere. Sono cambiati i segretari e i vertici politici, nessuno si è degnato di darci una risposta”.
E se per il decennale della morte era stato l’allora segretario dem, Nicola Zingaretti, a scrivere al fratello del ‘sindaco pescatore’, dal Nazareno nient’altro è stato fatto, ricostruisce Dario Vassallo: “Sono rimaste parole vuote. Ho scritto anche a Enrico Letta, ma nemmeno lui mi ha risposto. Ma il partito al quale mio fratello era iscritto non può fare il distratto. Così si diventa complici morali di un omicidio. È stato ucciso un loro iscritto, un sindaco, è stato ucciso lo Stato“.
Ad ascoltare le parole del fratello di Angelo Vassallo, c’era invece la delegazione M5s in commissione Antimafia, che ha lavorato sul caso, e il leader del M5s, Giuseppe Conte: “C’è un omicidio di un rappresentante delle istituzioni che da subito doveva richiamare la massima attenzione, reazione e capacità investigativa per l’accertamento della verità giudiziaria. In realtà, a distanza di tempo, ci sono solo due indagati e nessuna verità giudiziaria”, ha spiegato Conte, nel corso del suo intervento. “Si è tentato da subito di descriverlo come un omicidio di paese, si voleva indirizzare la verità verso una pista passionale, e si è indugiati invece a qualificarlo da subito come un omicidio di camorra. Per noi questo rimane un delitto che ha sicuramente un significato legato alla criminalità organizzata perché non si uccide un sindaco se non per interessi molto consolidati”, ha avvertito il leader pentastellato.
“La nostra non è rabbia, ma determinazione. E la manterremo sempre alta, fino all’ultimo dei nostri giorni”, ha però continuato Dario Vassallo, ringraziando il lavoro della Commissione Antimafia, in particolare attraverso l’attività del Comitato istituito sul caso, guidato da Luca Migliorino (M5s). Ed è stato proprio il deputato pentastellato a ricordare come sul caso del sindaco “pescatore” di Pollica oggi ci sia “qualche verità in più”: “Crediamo nelle istituzioni e oggi le istituzioni nella procura di Salerno sono rappresentate dal procuratore Borrelli. Faremo una missione antimafia e lo incontreremo di nuovo. Qualche verità vorremmo che venga detta prima di fare una nuova commemorazione, come tutti gli anni, il 5 settembre”.
Alla presentazione del libro, alla quale hanno partecipato tanti amministratori locali di tutta Italia, è intervenuto anche l’altro fratello di Angelo Vassallo, Massimo: “Stiamo cercando i responsabili e li dobbiamo cercare nei primi giorni della morte di Angelo, non dobbiamo andare in Brasile, Colombia o in altri posti. Ora non è più soltanto una questione di tenacia. Siamo stanchi di essere presi in giro. La procura deve seguire una strada ben precisa, serve metterci le mani dentro”.
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