Venti Stati sui 27 dell’Unione europea, a cui si aggiungono Regno Unito, Usa e Canada. Sono 23 i Paesi che negli ultimi giorni hanno scelto di rifornire la resistenza ucraina con materiale bellico, in una corsa contro il tempo per frenare l’avanzata della Russia. Si tratta di 22 membri della Nato più la Svezia, che abbandona la storica neutralità e per la prima volta dal secondo conflitto mondiale invia armi a un Paese in guerra (5mila armi leggere di nuova generazione anti-carro armato). Prima volta – dai tempi del nazismo – anche per la Germania, che contribuisce con 1.000 razzi anti-carro e 500 missili terra-aria Stinger per la contraerea da parte della Bundeswehr, l’aviazione tedesca. Uno scarto netto rispetto alla politica tenuta negli ultimi decenni da Berlino, che ha sempre vietato l’export di armi in zone di conflitto. “L’invasione russa è un punto di non ritorno”, ha detto sabato il cancelliere Olaf Scholz. “È nostro dovere aiutare l’Ucraina a difendersi contro l’esercito invasore di Putin”.

A inviare gli Stinger, richiestissimi dalle armate ucraine, anche Paesi Bassi (200, più 400 mappe anticarro), Polonia e Lettonia. E soprattutto gli Stati Uniti: la scorsa settimana il Segretario di Stato Anthony Blinken ha autorizzato lo stanziamento di ulteriori 350 milioni di dollari “per il supporto immediato alla difesa ucraina”, che si aggiungono ai 60 dello scorso autunno e ai 200 di dicembre, portando “il totale degli investimenti degli Usa per la sicurezza in Ucraina a più di un milione nel corso dell’ultimo anno”, si legge nella nota del Dipartimento di Stato. Il pacchetto, spiega Blinken, “includerà ulteriore assistenza difensiva letale per aiutare l’Ucraina a rispondere alle minacce terrestri e aeree che sta affrontando”. L’Unione europea, dal canto proprio, ha stanziato 450 milioni di euro in aiuti militari: anche questo un inedito nella storia comunitaria, che è stato possibile realizzare – spiega ISPI – grazie allo “Strumento europeo per la pace”, un fondo che opera fuori bilancio con i contributi di tutti gli stati membri, in modo da aggirare i Trattati che impediscono la messa a bilancio di spese con “implicazioni nel settore militare o della difesa”.

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Presi singolarmente, invece, sono soltanto sette i Paesi dell’Ue che non invieranno armi in modo diretto: Ungheria, Irlanda, Austria, Spagna, Bulgaria, Malta e Cipro. La Francia, su richiesta di Kiev, ha inviato equipaggiamenti e carburante, contraerea e armi digitali. La Danimarca fornisce 2.700 razzi anticarro, mentre altri 2.000 arriveranno dalla Norvegia, che invia anche caschi e armature. Un sostanzioso contributo è arrivato anche dalla storicamente neutrale Finlandia, che fornirà 1.500 lanciarazzi, 2.500 mitragliatrici d’assalto, 150.000 proiettili e 70.000 razioni di cibo da campo. Il Belgio ha annunciato l’invio di 3.000 mitragliatrici automatiche e 200 armi anticarro, oltre a 3.800 tonnellate di carburante. Il Portogallo porta in dote visori notturni, giubbotti antiproiettile, caschi, granate, munizioni e mitragliatrici automatiche. E l’Italia? Le informazioni sul contributo di Roma sono secretate, ma a quanto pare si tratterà – anche nel nostro caso – di razzi anticarro e missili Stinger, mitragliatrici leggere e pesanti e mortai. Il numero degli anticarro e degli Stinger dovrebbe essere nell’ordine delle centinaia. Migliaia dovrebbero essere invece le mitragliatrici pesanti Browning e le più leggere Mg.

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