Dopo che il Pd ieri in Senato ha deciso di votare a favore di Matteo Renzi sul caso Open, strappando con i 5 stelle che invece hanno votato contro insieme a Leu, si alzano i toni tra gli alleati giallorossi. “Possiamo parlare di tutte le formule astratte che volete. Vogliamo parlare di campo largo? Per me è una formula astratta, se significa politiche per i cittadini annacquate, io in questo campo largo non ci entra”, ha detto Giuseppe Conte parlando con i cronisti. Dichiarazioni che non possono passare inosservate in casa dem, dopo che già nei giorni scorsi erano emerse tensioni tra i due alleati. Solo domenica scorsa infatti, il presidente 5 stelle aveva reagito con grande nervosismo alla decisione di Enrico Letta di partecipare alla convention di Carlo Calenda: “Il M5s è progressista”, aveva detto, “ma il campo largo non è un campo di battaglia”. Una reazione, tra le altre cose, alle condizioni poste dal leader di Azione (“Mai con il M5s”).

Anche oggi, a meno di 24 ore dal voto su cui M5s e Pd hanno strappato, Conte ha ribadito che l’alleanza con i dem non sarà a qualsiasi costo. “A me interessa parlare di salario minimo, mi interessa sapere chi firmerà questo ddl che è pronto”, ha aggiunto in riferimento al provvedimento che per primi i 5 stelle hanno proposto e sottoscritto. “La nostra proposta è già in Senato, basta votarla. Chi non lo fa se ne assume la responsabilità”, ha aggiunto. E ancora: “Mi interessa sapere che come intendiamo la politica e l’etica pubblica, interessa o no? Il contrasto dei privilegi, interessa o no? I politici hanno percorsi preferenziali? Cosa fanno sollevano conflitti di attribuzione, dicono che i Pm hanno violato la Costituzione? Se questo è il campo largo a noi questo non ci interessa…”, ha concluso il leader in pectore del Movimento 5 stelle. “M5s isolato? Siamo col Paese”. Dal fronte Pd nessuna risposta ufficiale e solo un commento fatto trapelare dal Nazareno: “Le nostre parole d’ordine sono due: pazienza e costruzione“.

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