Bagarre a “L’aria che tira” (La7) tra l’imprenditore brianzolo Gianluca Brambilla e il sindacalista di Potere al Popolo, Giorgio Cremaschi, sul caso Logista, multinazionale spagnola che, sulla base di una concessione dei Monopoli di Sato, è deputata alla distribuzione dei prodotti del tabacco lavorato e che ha appena licenziato 108 lavoratori del magazzino di Maddaloni, in provincia di Caserta.

Cremaschi invoca un intervento del governo, ma Brambilla dissente: “Se vogliamo parlare di diritto al lavoro prescindendo da quello che succede nel mondo, perché tanto c’è Pantalone che deve garantire tutto a tutti, allora siamo irrealisti”.

La conduttrice Myrta Merlino osserva che lo Stato deve pur far qualcosa contro il comportamento ‘insultante’ delle multinazionali nei confronti dei lavoratori, ma l’imprenditore replica, definendo ‘demagogico’ l’intervento di Cremaschi: “Noi in Italia percepiamo come arroganti i comportamenti delle multinazionali, perché siamo abituati a un livello di tutela del lavoro che non ha eguali nel resto del mondo, dove invece ti licenziano con un messaggino su whatsapp“.
“Non è così – insorge Cremaschi – in Francia e in Germania non si fanno queste cose“.

Esplode la polemica con Brambilla che sbotta irrimediabilmente contro i sindacati: “Cremaschi, anziché pontificare sempre, vai a parlare coi tuoi colleghi polacchi, cinesi, americani. Mettetevi d’accordo voi e invece non vi parlate, perché tu, come tutti i sindacalisti, sei più sovranista della Meloni. A voi interessa solo quello che succede nell’orticello vostro, a voi dei poveri e degli operai polacchi, cinesi o americani non vi interessa nulla”.
“Beh, io abito nello Stato italiano – ribatte ridendo il sindacalista – Non c’entra il sovranismo”.

La discussione si riaccende quando Brambilla chiede più rispetto per gli imprenditori: “Dobbiamo cominciare ad avere un rapporto impresa-Stato degno di questo nome. Altrimenti, lo Stato è il più grande nemico delle imprese e succede che mancano i posti di lavoro, perché quelli che, come me, dovrebbero creare il lavoro, poi tirano i remi in barca“.
“Non è che hanno mollato – commenta Cremaschi – ma si sono fatti i miliardi vendendo le loro imprese alle multinazionali“.
“Ma che dici, è un disonore vendere – ribatte Brambilla – I soldi non bastano”.
“Guardi che il disonore è prendere 1000 euro al mese e non farcela“, risponde il sindacalista.

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