Ci sono voluti 37 anni e la tenacia della Digos, ma grazie a una sofisticata tecnologia, comparando due impronte digitali – dopo una condanna all’ergastolo per omicidio passata in giudicato e l’arresto in Slovenia dov’era fuggito – Fabrizio Dante, 59 anni, concluderà la sua parabola di ex terrorista nero dei Nar, i Nuclei armati rivoluzionari di matrice neofascista, e assassino di un agente della Polizia Stradale. Il delitto per cui è stato condannato è efferato: alle 1.40 del primo maggio 1985, presso lo svincolo di Castel Madama dell’autostrada Roma-L’Aquila – poco distante dalla Capitale – l’equipaggio dell’autoradio del distaccamento autostradale “Roma Est”, composto dall’agente scelto Giovanni Di Leonardo, capo pattuglia, e dall’agente Pierluigi Turriziani, alla guida, nota sulla carreggiata in direzione L’Aquila una Golf ferma con il cofano motore sollevato e due persone che si sbracciano per chiedere soccorso.

L’auto si ferma, ma dal lato destro improvvisamente sbuca una terza persona, che spara sul capo pattuglia. Nello stesso momento, uno dei due spara contro l’autista, ma il proiettile viene deviato dalla cerniera della giubba d’ordinanza. Gli agenti vengono estratti dal veicolo, vengono prese loro le armi, poi sono ammanettati e fatti rotolare nella scarpata. Gli assalitori si mettono a bordo delle due auto e fuggono. L’agente Turriziani, una volta risalito sulla strada, dà l’allarme: Di Leonardo morirà poche ore dopo all’Ospedale di Tivoli”. Il Nar rivendicherà più tardi l’attentato, eseguito allo scopo procurarsi armi. Dopo 37 anni, non appena la Cassazione conferma la sentenza di appello (del 2021) di condanna per omicidio e tentativo di omicidio in concorso, Fabrizio Dante scompare da Passoscuro (Fiumicino), le forze dell’ordine che vanno a cercarlo non lo trovano. Dal 9 febbraio non si hanno più sue notizie.

Una fuga breve per il militante romano, figura di primo piano dell’estrema destra romana degli anni Ottanta, terminata poco oltre il confine a Nordest. Il Servizio cooperazione internazionale di Polizia (Scip) concentra subito le ricerche in Slovenia e la polizia locale lo arresta il 16 febbraio seduto a un bar di Capodistria, in esecuzione di un mandato di arresto europeo. Secondo la stampa locale Dante era già stato notato: sembra che, ubriaco, fosse caduto in mare e qualcuno lo abbia ripescato. La Digos aveva rispolverato il cold case nel 2014 e, portando avanti le indagini insieme all’Antiterrorismo e sotto il coordinamento del pm Erminio Amelio, fino al processo con l’imputazione di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi e con finalità di terrorismo. Gli altri componenti del commando, invece, non sono mai stati individuati.

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