Palmiro Togliatti che gioca a scacchi, Gianni Agnelli che inserisce la sua scheda di voto nell’insalatiera, poi Giulio Andreotti, Francesco Cossiga e Bettino Craxi in tutte le salse: lo scroll tra le foto storiche della pagina Instagram chiamata Prima Repubblica conduce in una dimensione parallela. Con un preciso arco temporale: il 1994, anno della discesa in campo di Silvio Berlusconi, che sancì la nascita Seconda Repubblica. Ma tra le foto non mancano screenshot di giornali del 2022, presentati in chiave primarepubblica. Quando ha creato questo spazio su Instagram, Sebastian Di Giovanni, classe 1985, si trovava in Australia da circa otto anni, dove era emigrato per fare ricerca antropologica e per ritrovarsi: “Dopo tre mesi di studio sugli aborigeni mi sono innamorato dell’Australia e ho iniziato a lavorare per un importante studio legale”. Per questo motivo la pagina social non è mai stata un obiettivo professionale: “Ho iniziato per gioco, postando delle foto in un fuso orario completamente diverso. Ero anche all’estero da un po’, vivevo in mezzo al nulla e quindi non potevo usare moltissimo internet: ciononostante, la pagina è esplosa”. A guidarlo è stata una doppia spinta personale: per le foto storiche e per la democrazia. “Vengo da una famiglia che si è sempre occupata di politica, il mio bisnonno era perfino nella Costituente, quindi sono un po’ cresciuto con la politica”.

Per tradizione, negli anni ha riempito una riserva di foto libere da diritti d’autore o acquistate e ha continuato a farlo anche dall’estero, quando si destreggiava tra studio e lavoro nell’ambito delle relazioni internazionali. A un certo punto si è detto che doveva coinvolgere qualcuno, e oggi condivide con circa 38 milioni di persone quello che era un archivio quasi familiare: “Ero piccolo, ma a casa mia era normale parlare di politica: i miei ricordi d’infanzia sono legati alle notizie su Berlusconi, Craxi, Scalfari, quindi ho voluto ricreare questa memoria”. Per quanto difficile, la missione di Prima Repubblica è quella di avvicinare gli adolescenti allo stesso immaginario in cui lo stesso Di Giovanni è cresciuto. E, stando ai suoi racconti, pare ci stia riuscendo: “Pensavo di avere follower della mia generazione, o comunque che avessero un vago ricordo della Prima Repubblica. Con mia sorpresa, invece, molti sono giovanissimi”. Il tono della pagina è variegato. Ci sono vere e proprie rubriche fotografiche, con un titolo per lo più satirico. Così per esempio “Veni Vidi DC” raccoglie i momenti e i personaggi salienti della Democrazia Cristiana, “Craxi Driver” ricorda i momenti storici del personaggio eponimo, “Dungeons&Draghis” riguarda soprattutto Draghi e il suo passato a cavallo tra le istituzioni e gli istituti bancari, “Leggende Primorepubblicane” mette insieme le icone della Prima Repubblica. Ogni post contiene una foto e nella caption una citazione o una descrizione del fatto storico che rappresenta.

Sotto ai post, spesso i commenti sono divisi “Si dialoga”, spiega Di Giovanni, “ma la cosa positiva è che ci si confronta senza insulti”. Molti dei commenti sono di ragazzi under 25 che non hanno visto quegli anni nemmeno in tv: “C’è un po’ questo mito che i giovani sono svogliati e disinteressati alla politica. Eppure, dalla mia finestra – di privilegiato, per carità – credo non sia vero: anzi, vogliono sapere”. Finora la sua pagina non ha scopo di lucro e nasce – dice lui – “per far pensare, per informare”. Ma il progetto è di archiviare tutti i contenuti su un sito e Di Giovanni, che nella vita lavora come Strategic Advisor per una rivista scientifica, sta in parallelo scrivendo un libro: “Non mi interessano i soldi, il numero di follower o altro. Mi piacerebbe solo continuare su questa linea: ho un fratello e sorelle più giovani di me, nati e cresciuti senza conoscere il mondo precedente, e vorrei che la loro generazione sapesse queste cose”. La vita di Di Giovanni sembra dominare la pagina non solo a partire dall’idea, ma anche nella progettazione futura, eppure è anonima. Il suo nome non compare da nessuna parte e così probabilmente resterà: “Non sopporto i personalismi e il fatto di tenere la pagina libera mi dà piena libertà anche di fare ironia”. Oggi Di Giovanni vive a Milano, ma i sogni e le aspirazioni professionali lo hanno portato a vivere a Torino, Washington D.C., Sydney, Parigi e Roma, città in cui è cresciuto. Per anni ha amato l’Australia “le esperienze con gli aborigeni e mi hanno fatto apprezzare il silenzio. I primi anni – racconta – vivevo praticamente nel nulla, nel deserto”. Ha sperimentato per lungo tempo una vita a cavallo tra il lavoro e la meditazione, “il vero problema della moderna società iperconnessa – dice – è che si è distratti da qualcosa: dalle notifiche, dal rumore, e non si è mai là dove sono i pensieri”. Poi però ha sentito la mancanza delle sue radici: “Ho deciso di tornare perché mi mancava casa: non parlo meramente della famiglia ma in generale della mia cultura. Se nasci europeo dopo un po’ ti manca la storia dei luoghi: il palazzo più vecchio di Sidney ha 300 anni, in Italia basta viaggiare un’ora, spesso anche meno, per trovare accenti, luoghi e sensibilità completamente diversi”. E alla fine la vita frenetica di Milano adesso ha rimpiazzato i silenzi australiani: “L’Australia è stata generosissima con me ma dopo che hai capito chi sei, senti il bisogno di tornare”.

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