Procedono in un clima di mobilitazione e ansia continua le operazioni di recupero del piccolo Ryan, 5 anni, caduto martedì scorso in un pozzo nel borgo di Tamrout, vicino a Chefchauen, nel nord del Marocco. Ryan stava giocando nei campi vicino a casa mentre il padre lo teneva d’occhio. All’improvviso il piccolo è caduto nel pozzo ormai prosciugato che proprio il padre, contadino, aveva coperto con legna e plastica. Un volo di 32 metri tra pareti strette venti centimetri che in qualche modo hanno frenato lo schianto. Dopo quasi 72 ore di calvario, il piccolo Ryan è ancora vivo, come ha spiegato il responsabile del comitato di soccorso ai microfoni di una emittente locale: “Ryan parla e risponde alle domande”. Il bimbo ha infatti chiesto dell’acqua, alle 3 del mattino, quando una piccola telecamera introdotta nel pozzo lo ha sorpreso sveglio e cosciente.

Subito dopo la caduta, l’intero villaggio si è mobilitato in aiuto del piccolo, convinti di potercela fare da soli. Sui monti del Rif la terra è però dura e rocciosa e questo ha reso le operazioni di recupero molto difficili. Si sono fatti avanti molti volontari, primo fra loro Hamid che si è calato a mani nude per tentare di mettere in salvo il bambino, fallendo però nell’intento. Imad Fahmi, della squadra dei soccorritori, è quello che invece si è avvicinato di più, scendendo fino a 25 metri e sentendo il bambino respirare e piangere per la prima volta. Falliti quindi tutti i tentativi di recupero, anche quelli di due speleologi professionisti, i soccorritori hanno deciso di scavare accanto al pozzo per creare poi un tunnel di raccordo e raggiungere il bambino.

Alle 6 di questa mattina sono iniziati infatti i lavori per lo scavo del tunnel orizzontale. Un’intera montagna – letteralmente – è stata sbancata stanotte, con l’arrivo del sesto bulldozer. Intanto, il web riporta immagini di code e imbottigliamenti sulle piccole strade che portano a Tamrout, il villaggio di Ryan. “Siamo a oltre 22 metri di profondità, dovremmo farcela nelle prossime ore”, ha detto il capo squadra. Ambulanza e staff medico sono sul campo, per prestare i primi soccorsi al piccolo, una volta che sarà libero. Intorno al pozzo e a quella famiglia in ansia si è stretta la solidarietà di tutto il Marocco, che segue con trepidazione quello che succede nel piccolo villaggio di Tamrout tramite i social e le televisioni. Con le ruspe e la Protezione civile sono infatti arrivati anche telecamere e curiosi da ogni angolo del Marocco, nella speranza di vedere quel bimbo uscire dal pozzo.

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