Extinction Rebellion contro il Ministero della transizione ecologica, ancora. L’associazione ambientalista torna a imbrattare di nuovo la sede del Mite, a distanza di poche ore dall’episodio precedente. Gli attivisti hanno lanciato vernice sull’ingresso laterale di via Capitan Bavastro e su alcuni locali all’interno, fino al quinto piano. Stando a quanto apprende l’Adnkronos sul posto, alcuni membri dello staff sono stati isolati dentro all’edificio. “Siamo disperati”, fanno sapere dall’associazione. “Non ci fa piacere imbrattare. Abbiamo mandato tante mail, abbiamo chiesto un incontro col ministro. Gli abbiamo chiesto di guardarci negli occhi e dirci qual è la direzione dove stiamo andando, perché la scienza è d’accordo che stiamo andando verso il collasso. Stiamo distruggendo gli ecosistemi che ci sostengono e facciamo solo interessi economici”. Alcuni di loro sono riusciti a entrare nel palazzo e hanno gettato vernice su muri e pavimenti fino al quinto piano, dove si trova l’ufficio del ministro.

Gli ambientalisti – una decina – sono stati portati via dalla polizia e sono ora in stato di fermo. I giovani chiedono un incontro coi ministri del governo Draghi sulla crisi climatica e annunciano che continueranno con le loro azioni finché non lo avranno. I loro obiettivi sono inseriti nella campagna “Ultima Generazione“, con la quale chiedono anche la costituzione di un’Assemblea di cittadini che deliberi su tematiche ecologiche. Extinction Rebellion lamenta soprattutto la mancata risposta, da parte del ministero e da altri esponenti del governo, alle oltre 26mila mail mandate per chiedere un confronto pubblico. Da qui nasce la protesta. I manifestanti hanno scelto, dicono, “di rivolgersi ad un uditorio più conscio della gravità dell’emergenza climatica ed ecologica, ovvero i muri”, si legge in un comunicato. “La polizia è intervenuta tempestivamente”, prosegue la nota, “chiamata da due carabinieri che già erano all’interno del ministero e portando via 10 persone in questura. 3 macchine della polizia, un camioncino antisommossa, più 3 Carabinieri e altre forze dell’ordine, una ventina circa, per portare via persone nonviolente che hanno messo il proprio corpo e la loro sicurezza al servizio dei cittadini per chiedere un semplice incontro pubblico con Cingolani”.

Il comunicato prosegue: “Le persone attive in Ultima Generazione sono tornate ad alzare il tiro della loro contestazione, e continueranno finché il governo non concederà un incontro pubblico dove discutere in merito alla necessità di agire radicalmente per contrastare la crisi ecologica e climatica, e usare nuovi strumenti partecipativi come le Assemblee di Cittadine/i”.

Secondo una stima provvisoria, i danni arrecati fra il primo e il 2 febbraio ammontano a circa 7mila euro. A comunicarlo è lo stesso Mite. Nel frattempo è arrivata la risposta del ministro Roberto Cingolani: “Io ho sempre incontrato tutti e parlato con tutti. Non ho mai ricevuto richieste di incontro da Extinction Rebellion. Ma adesso se questi vogliono parlare con me, prima devono chiedere scusa per quello che hanno fatto. Non a me, ma all’istituzione”. Ha negato poi di aver ricevuto le 26mila richieste di confronto via mail. Quello che è accaduto in questi giorni al Mite, secondo Cingolani, “è l’effetto di un clima con troppa menzogna, troppe cattiverie. Leoni da tastiera che si esibiscono. Bisogna tornare a un po’ di serenità. A me spiace che la transizione ecologica sia vista come un argomento divisivo. Noi siamo tutti d’accordo che bisogna fare cose importanti per il clima. Ma bisogna farle nel rispetto del mondo del lavoro, della società, delle persone più deboli. È un’operazione complicata, se fosse stata semplice l’avremmo già fatta”. Per il ministro “queste forme di attivismo violento non hanno giustificazione. Adesso mi farebbe piacere che tutti prendessero le distanze da questi eventi, perché questo non ha niente a che fare con l’ambientalismo. Vorrei essere sicuro che almeno su questo fossimo tutti d’accordo”.

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