Oggi è il giorno in cui si riunisce il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, mentre domani si terrà l’atteso colloquio tra il segretario di Stato americano, Antony Blinken, e il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov. Ma è di oggi la notizia che le forze di sicurezza ucraine hanno arrestato un gruppo di persone che, secondo Kiev, preparavano una sommossa nella capitale.

A diffondere la notizia è il ministro dell’Interno, Denys Monastyrsky, precisando che le autorità stanno lavorando per individuare “i mandanti e i beneficiari”, in particolare per stabilire se vi sia un legame con i servizi russi. Secondo il ministro erano state preparate manifestazioni di piazza a Kiev durante le quali sarebbero dovuti scoppiare disordini “per destabilizzare la situazione”. Iniziative analoghe erano state preparate in altre città, nelle regioni di Sumy, Chernihiv, Cherkasy e Poltava.

Intanto, Mosca risponde alla Gran Bretagna, il Paese Nato che più di tutti sta adottando la strategia del pugno di ferro nei confronti della Russia e che ieri ha proposto di raddoppiare le proprie truppe nei Paesi dell’est Europa. Ci sarà una “ritorsione” se Londra dovesse dare seguito nei prossimi giorni alla minaccia di imporre sanzioni contro le aziende russe, ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, commentando durante un punto stampa le parole della ministra degli Esteri britannica, Liz Truss, che in un’intervista a Sky ha annunciato che sarà presa di mira “ogni compagnia di interesse del Cremlino”, aggiungendo che “non ci sarà via di scampo” per gli oligarchi vicini al presidente Vladimir Putin. “La ministra degli Esteri britannica ha parlato di alcune sanzioni. Ma qui, penso, dobbiamo chiamare ogni cosa con il suo vero nome. Le sanzioni sono qualcosa di legittimo e di formalmente approvato se decise dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu – ha detto Peskov – In questo caso si tratta di un attacco palese alle imprese“. E a proposito di sanzioni, secondo il Financial Times, quelle messe a punto dagli Stati Uniti per rispondere a un’eventuale invasione colpiranno l’élite russa e le personalità più vicine a Vladimir Putin.

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